Il 1 luglio entrerà in funzione l’assegno unico universale. Si tratta di una misura di riordino al welfare familiare voluta dal governo Conte e approvata non senza polemiche. Di cosa si tratta esattamente?

Quella che dove essere una manovra semplificativa per riordinare tutti i bonus spettanti alle famiglie con figli in realtà sarà una misura di razionalizzazione di spesa. In pratica con l’assegno unico i nuclei familiari – secondo le stime dei consulenti – subiranno tagli nei benefici non ancora quantificabili con esattezza.

Assegno unico penalizzante

La legge numero 46 del 2021, approvata dal Parlamento è in attesa dei decreti attuativi, ma non mancherà di sollevare incandescenti polemiche estive. Al momento ancora poco si sa di come saranno fatti i calcoli, ma di certo non ci sarà un beneficio per le famiglie con figli rispetto a quanto finora avvenuto.

In primo luogo perché l’assegno unico sarà calcolato in base all’Isee. Per cui, in presenza di redditi alti, i sussidi diminuiscono. Questo avviene anche adesso per l’erogazione degli ANF, ma non per la parte fiscale legata ai carichi di famiglia.

In secondo luogo perché i dipendenti si vedranno riconoscere il diritto sotto forma di credito d’imposta. Mentre per i lavoratori autonomi ci sarà l’accredito di un bonus direttamente dall’Inps.

Cosa cambia con la riforma

Ma vediamo in dettaglio cosa cambia con la riforma. Dal 1 luglio 2021, in pratica saranno assorbiti nell’assegno unico le seguenti voci:

  • l’assegno unico erogato dai Comuni;
  • il premio alla nascita (800 euro);
  • il bonus bebè;
  • le detrazioni fiscali per figli a carico;
  • l’assegno ai nuclei con almeno tre figli minori;
  • l’assegno per il nucleo familiare (ANF).

Misure che nel complesso superano i 16 miliardi di euro e coprono la quasi totalità delle spese per la famiglia. Restano escluse dall’assegno unico i bonus per asili nido, i congedi parentali, la carta famiglia.

Gli importi dell’assegno unico

Benché sia ancora difficile fare delle previsioni sugli importi mancando i decreti attuativi, è possibile effettuare delle stime. Il conteggio dovrebbe valere su una parte fissa e una variabile, entrambe però tarate in base ai redditi della famiglia. Con un valore Isee fino a 30.000 euro – secondo alcune stime elaborate da Il Sole 24 Ore – si arriverebbe a percepire 161 euro al mese per un nucleo familiare di tre persone con un figlio minore. Cifra che salirebbe a 97 euro al mese per ciascun figlio maggiorenne fino a 21 anni di età che studia e non ha reddito.

Da notare, è qui sta la penalizzazione, che le cifre assorbono anche le detrazioni Irpef per figli a carico per le quali finora non vi è alcun limite di reddito, come al contrario sarà a partire da luglio. Altro punto dolente e ancora da chiarire riguarda le detrazioni per figli a carico oltre i 21 anni di età. Oggi la legge prevede che il beneficio sia concesso a condizione che i figli non abbiano superato il 24 esimo anno di età e non abbiano conseguito redditi superiori a 4.000 euro.

La penalizzazione

La propaganda governativa fa notare che l’assegno unico può arrivare fino a 250 euro al mese per figlio. In realtà, a quanto pare, questo importo è riconosciuto solo se in famiglia sono presenti figli disabili per i quali la legge riserva un incremento fino al 50% dell’assegno unico. Per la generalità delle famigli, invece, tale beneficio – come abbiamo visto – si fermerebbe a 161 euro al mese con Isee per nucleo familiare fino a 30.000 euro.

Quindi le famiglie meno abbienti riceveranno di più, mentre quelle più “facoltose” avranno di meno fino al quasi azzeramento con Isee superiore a 52.000 euro. Il governo ha definito l’assegno unico uno strumento progressivo, ma ha dimenticato di dire che è penalizzante per molti.

Un nucleo familiare composto da padre insegnate e madre infermiera, con abitazione e auto di proprietà, una polizza sulla vita e 50.000 euro di depositi in banca, non percepirebbe più nulla per il figlio minorenne con l’assegno unico universale. Oggi, invece, beneficia di detrazioni Irpef fino a 950 euro e di una piccola quota ANF dall’Inps.