La più grande novità introdotta negli ultimi anni in Italia, o almeno una delle più grandi novità è senza dubbio l’assegno unico e universale sui figli a carico. La misura introdotta dal primo marzo del 2000 è stata una misura rivoluzionaria dal punto di vista del welfare per le famiglie. L’assegno unico e universale sui figli a carico è diventata la misura unica a tutela dei nuclei familiari. Una misura che riguarda sia i lavoratori dipendenti che i lavoratori autonomi, sia gli inoccupati che i disoccupati.
Con il varo di questa misura sono scomparse tutte le misure con cui i cittadini ci sono interfacciati negli anni, dagli assegni familiari al bonus bebè. Il 2023 però riserverà non poche novità per la misura, a partire dagli importi che dovrebbero salire sia per provvedimenti del governo che per l’inflazione. E dopo il suo varo per la prima volta la misura si apre al rinnovo, nel senso che cambiando l’anno di riferimento, l’assegno unico cambia ISEE a cui collegarsi. E si tratta di una cosa che va spiegata meglio.
“Salve, mi chiamo Maria e sono madre di due bambini di 12 e 14 anni. Prendo l’assegno unico da marzo scorso. Mio marito ha perso il lavoro a novembre e prende la Naspi adesso, ma a febbraio riprenderà a lavorare. Cambia qualcosa dal punto di vista dell’assegno? devo rifare domanda o va in automatico? E poi, cosa posso fare per prendere una cifra più alta visto che mie amiche prendono di più di me nonostante hanno un reddito più alto di quello nostro perché lavorano marito e moglie ed io sono casalinga?”

Cosa è successo con l’assegno unico e universale sui figli a carico

Una volta gli italiani con figli a carico percepivano diverse misure e diversi bonus. Per esempio i lavoratori dipendenti godevano degli assegni familiari e delle detrazioni per carichi di famiglia.
Prima della nascita, per quelle famiglie che stavano per allargarsi, c’era il premio alla nascita. Un bonus chiamato anche mamma domani perché veniva percepito già a partire dal settimo mese di gestazione. E dopo il parto le mamme prendevano il noto bonus bebè, inizialmente erogato mese per mese fino ai tre anni di vita del bambino e poi sempre mese per mese ma solo per 12 mesi. Tutte queste misure sono state cancellate sostituite da una misura unica, che per l’appunto è l’assegno unico e universale sui figli a carico. Un nome che la dice lunga sulla universalità di questa misura.

L’assegno unico e come funziona

L’assegno unico va richiesto all’INPS che provvede a pagarlo ogni mese direttamente sul conto corrente indicato dal genitore richiedente. Il bonus può essere percepito da un solo genitore o al 50% tra i due genitori. E dal momento che l’assegno riguarda figli fino a 21 anni di età non ancora compiuti, se il beneficiario è un figlio maggiorenne, può essere percepito direttamente da quest’ultimo sul suo conto corrente. La misura nel 2022 è stata pagata per un importo massimo di 175 euro a figlio. L’assegno unico però è variabile come importi. Infatti per le famiglie con ISEE fino a 15.000 euro la cifra garantita era proprio quella prima citata dei 175 euro. Per famiglie con ISEE sopra 15.000 e fino a 40.000 euro, l’assegno è ridotto in maniera progressiva al salire dell’ISEE, fino a scendere alla cifra minima pari a 50 euro a figlio (cifra valida anche per chi non ha un ISEE in corso di validità). In presenza di figli invalidi, oppure in presenza di due genitori entrambi lavoratori, la misura prevedeva delle maggiorazioni di importo. Il fatto che la nostra lettrice dica che famiglie sue conoscenti prendono di più di assegno unico, può dipendere da queste maggiorazioni.

Assegno unico 2023, cosa cambia?

L’assegno unico quindi prescinde dalla presenza o meno di un ISEE in corso di validità. Infatti basta presentare domanda all’INPS per poter percepire l’assegno. L’ISEE diventa però fondamentale per il calcolo dell’importo dell’assegno che altrimenti è ridotto alla cifra minima di 50 euro. Ma qualcosa nel 2023 è cambiato. L’assegno unico è stato oggetto di alcune novità da parte del governo, con novità sugli importi per esempio. A gennaio e febbraio tutti prenderanno la stessa cifra presa a dicembre, novembre e per tutti i mesi del 2022. Infatti il nuovo ISEE che le famiglie andranno ad ottenere presentando la DSU (Dichiarazione sostitutiva unica), inizierà ad essere considerato dalla mensilità del mese di marzo 2023. E non servirà ripresentare domanda per chi lo ha già percepito nel 2023, essendo perfettamente valida la domanda dello scorso anno.

I chiarimenti dell’INPS sono già arrivati

L’Inps ha già provveduto a comunicare che le famiglie che hanno presentato una domanda di Assegno unico e universale per i figli a carico, accolta e in corso di validità, non dovranno ripresentarla è per poterla percepire a partire dal 1° marzo del 2023. Ma per ricevere l’importo completo dovranno aver aggiornato l’ISEE. L’assegno unico dovrebbe essere adeguato al tasso di inflazione. Bisognerà però attendere il decreto ministeriale sull’inflazione per capire quali saranno le reali cifre che potrebbero essere fruite dalle famiglie. Il Governo però è intervenuto in modifica aumentando l’assegno per famiglie numerose, per famiglie con figli piccoli o con disabili. Aumento del 50% della maggiorazione forfettaria, per famiglie numerose e con almeno 4 figli. Da 100 euro passa a 150 euro. Sale del 50% l’assegno per i figli fino a 3 anni per i nuclei familiari con tre o più figli a carico o per quelli con figli al di sotto di un anno di età. Confermate inoltre le cifre e gli aumenti che hanno fatto capolino nel 2022 per famiglie con figli disabili.