
Apple riesce a vincere la prima battaglia sul fronte tasse, e, almeno per ora, non dovrà pagare 14,3 miliardi (13 miliardi di imposte arretrate e 1,3 miliardi di interessi) che erano stati imposti dall’unione europea.
La vicenda va ormai avanti da diverso tempo e, a dirla tutta, non riguarda soltanto Apple, ma la generalità delle big mondiali, soprattutto del tech.
Vicenda, questa, che fa riemergere la necessità di una web tax a livello europeo di cui siè già parlato a lungo.
Leggi: “Web tax: con il nuovo governo arriva la legge?”
L’accusa dell’UE ad Apple
L’Unione Europea contestava accordi commerciali tra Apple e Dublino ritenuti scorretti per concorrenza sleale. Secondo l’antitrust europeo, apple avrebbe ricevuto un trattamento di favore. La società di Cupertino pagava un’aliquota inferiore all’1% sui profitti realizzati in Europa, dal 2014 circa lo 0,005%.
Per questo motivo la commissione Europea imponeva all’azienda il pagamento di ben 14,3 miliardi (13 miliardi di imposte arretrate e 1,3 miliardi di interessi).
La sentenza del tribunale UE
Per il tribunale, le accuse dell’antitrust europeo sono infondate.
Secondo lo stesso, infatti, “la Commissione ha sbagliato a dichiarare che la Apple ha avuto un vantaggio selettivo e quindi, per estensione, un aiuto di Stato”.
Non vi sarebbe stato alcun aiuto selettivo da parte dell’Irlanda, la quale ha semplicemente consentito ad Apple di non imputare i redditi ottenuti fuori dall’America alle loro filiali.
Ad ogni modo, se non nella forma ma nella sostanza, è chiara a tutti la sussistenza, almeno sul piano fiscale, di una concorrenza sleale di Apple e altri big mondiali con il tacito accordo dell’Irlanda o di altri paesi fiscalità privilegiata, soprattutto a danno di quei Paesi (come il nostro) con la pressione fiscale alle stelle.
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