L’assunzione può essere subordinata all’apertura di partita IVA o di una società oppure in questo si tratta di finte partite IVA e, quindi, è possibile ottenere la trasformazione in contratto di lavoro dipendente?

Assunzioni Ryanair nel mirino: piloti costretti ad aprire società?

A rispolverare, rendendolo ancora più attuale questo argomento di cui più volte ci siamo occupati, è un nuovo possibile scandalo che riguarda Ryanair. Per far fronte alla carenza di personale la compagnia aerea ha attuato una politica massiccia di cancellazione voli che gli sta costando parecchio in termini di reputazione e rimborsi.


Nel frattempo Ryanair sta portando avanti la campagna di nuove assunzioni ma, proprio su questo fronte, spuntano nuove ombre. Il The Guardian nella sua versione online ha infatti pubblicato notizie su un’indagine inglese scaturita dalla testimonianza di molti piloti che hanno raccontato di essere stati obbligati dalla compagnia aerea low cost ad aprire una Srl con sede in Irlanda. Un sistema che Ryanair avrebbe usato per limitare alcuni obblighi del datore di lavoro, come il diritto del lavoratore alla malattia retribuita.

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E poi c’è lo smart working e il lavoro da casa ad aver dato indirettamente una nuova spinta alle false partite IVA. Si chiede di aprire una partita IVA in modo da avere il minor numero di obblighi fiscali ed economici possibili ma di fatto il lavoratore viene considerato alla stregua di un dipendente per quanto concerne il rispetto di orari, obblighi etc.
Il lavoratore che dimostra di lavorare a partita IVA ma con un rapporto che in realtà è di lavoro dipendente, ha diritto alla trasformazione del contratto. Ma da cosa si capisce che un rapporto di lavoro presuppone subordinazione? Il primo elemento è proprio dover sottostare alle direttive del capo: se è quest’ultimo a decidere con quali tempistiche e modalità deve essere eseguita una prestazione, allora si configura rapporto dipendente.

Si parla, quindi, di lavoro subordinato tutte le volte che c’è vincolo di obbligo di rispettare il potere gerarchico, organizzativo e direttivo.

Molto spesso poi a chi lavora a partita IVA non viene riconosciuta una retribuzione fissa ma solo commissioni in percentuale: in questo caso non possono essere previsti orari minimi di lavori e altri obblighi simili che vincolano l’organizzazione libera del lavoro nell’ottica del raggiungimento dell’obiettivo che ci si prefissa.

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