Saracinesche chiuse sempre più in aumento nel Bel Paese. I critici daranno la colpa al Governo e alle autorità, ree di adottare un regime di tassazione troppo alto. Ma a questa evidenza oggettiva, va aggiunta la grave crisi economica dovuta alla pandemia e quella scatenatasi a seguito della guerra in Ucraina. Anche se qualcuno parla di ripresa, la situazione non è rosea e continuano a ripetizione le chiusure delle attività. L’INPS però una mano la dà, con una vecchia misura ormai strutturale.

Un indennizzo che può arrivare a durare molti anni e che offre un concreto aiuto a questi soggetti molto importanti del tessuto economico italiano. 

“Gentile redazione, ho un negozio di scarpe davvero da una vita. Una attività a cui ho dato tutto. Il mio gioiello che purtroppo adesso devo chiudere. Non ho retto alla crisi. Non è più conveniente per mantenere aperta l’attività. Purtroppo è così, le vendite scarseggiano. La concorrenza del commercio elettronico è esagerata. Le tasse da pagare restano sempre tante e pure la vita della mia famiglia produce costi in precedenza mai sostenuti. Avrei voluto che le mie due figlie continuassero col mio negozio, ma credo sia meglio chiudere. Le spese superano i guadagni. Mi spiegate come posso prendere il sussidio Inps per i commercianti che chiudono? Mi sembra che sia di oltre 500 euro al mese. Come funziona coi requisiti?” 

Indennizzo commercianti per le partite Iva che chiudono 

Dopo gli adeguamenti al tasso di inflazione, per il 2022 l’indennizzo commercianti è arrivato a 524,35 euro al mese. Si tratta dell’indennizzo che viene riconosciuto ai commercianti che chiudono definitivamente la loro attività e non hanno i requisiti utili per la pensione. Il primo fattore determinante è che la chiusura dell’attività deve essere definitiva, nel senso che va restituita la licenza e non venduta, ceduta o trasferita ad altre persone.

Ecco perché si dice di licenza rottamata.  

Indennizzo commercianti, come funziona?  

La misura altro non è che un autentico bonus concesso ai commercianti che rottamano la licenza chiudendo di fatto l’attività. La misura oggi è strutturale dal momento che non prevede scadenza. Fu il decreto legislativo n° 207 del 28 marzo 1996 ad introdurre la misura. Prima in via sperimentale e poi, dal 2018 con la legge n° 145, trasformata in strutturale L’indennizzo è un valido strumento di sostegno per quell’attività che purtroppo sono costrette a chiudere definitivamente.  

Quali i beneficiari del bonus commercianti  

Partite IVA dicevamo, perché la misura riguarda quei commercianti che per un motivo o per l’altro decidono di chiudere per sempre la saracinesca della loro attività. Esattamente quello che si accinge a fare la nostra lettrice che ci chiede come funziona il bonus e che noi anticipiamo, spetta pure a lei. Naturalmente sempre che rispetti le condizioni utili al beneficio che sono diverse. Va detto innanzitutto che la misura riguarda sia il titolare dell’attività che eventualmente i suoi coadiuvanti. Non c’è differenza tra attività sita in un luogo privato come può essere un negozio classico o un pubblico esercizio altrettanto classico, oppure un’attività sul suolo pubblico. L’indennizzo spetta anche all’attività senza sede fissa, come possono essere gli ambulanti o le attività commerciali in forma itinerante. Piccole botteghe, negozi, minimarket ma anche bar e ristoranti. L’indennizzo viene applicato anche alla chiusura delle attività di agente o di rappresentante di commercio.  

I requisiti per l’indennizzo commercianti

Come dicevamo alla nostra lettrice però, bisogna rispettare determinate condizioni e quindi determinati requisiti per poter accedere all’indennizzo per i commercianti. Innanzitutto non bisogna aver raggiunto i requisiti per una pensione. Per gli uomini l’età minima per poter accedere all’indennizzo è fissata a 62 anni di età. Per le donne invece si parte dai 57 anni.

Al fine di rientrare nel perimetro di applicazione del beneficio serve che l’attività sia stata aperta da almeno 5 anni con relativa iscrizione sia come titolari che come coadiuvanti. In pratica bisogna essere iscritti alla gestione commercianti dell’INPS. Una nota a margine di questo requisito però bisogna porla. Infatti la normativa prevede che non necessariamente i cinque anni di attività devono essere continuativi. 

Importo e durata dell’indennizzo  

Fermo restando che l’indennizzo non può essere concesso a chi l’attività non l’ha cessa definitivamente e quindi la cede ad un soggetto terzo (per la lettrice, se passa la licenza ai figli, l’indennizzo viene meno), il fattore fondamentale è la restituzione della licenza al proprio comune sede di attività. Inoltre bisogna cancellarsi da tutti i registri in cui si è iscritti (per esempio dalla Camera di Commercio). L’indennizzo equivale alla pensione minima INPS. Infatti è pari a 524,35 euro al mese com’è il trattamento minimo INPS per gli iscritti alla gestione dei commercianti. La prestazione è su tredici mensilità. A partire dalla cancellazione dell’attività l’indennizzo viene corrisposto mese per mese e fino al compimento dei 67 anni di età. Cioè fino a quando il titolare della licenza non arriva all’età utile per la propria pensione di vecchiaia.  

L’indennizzo utile anche per la pensione futura 

Tra l’altro il periodo trascorso a godere dell’indennizzo dei commercianti è valido anche come contribuzione figurativa. Una copertura che però non è utile per il calcolo dell’importo della pensione spettante a partire dai 67 anni di età, ma solo per il diritto alla prestazione. La nostra lettrice quindi ha tutta la facoltà di optare per una scelta del genere, chiudendo definitivamente il negozio di scarpe e godendo dell’indennizzo. Sempre che abbia compiuto i 57 anni di età, cosa che lei nella lettera non ci dice.