Per diventare finanziariamente indipendente, devi convertire parte del tuo reddito in capitale; il capitale nell’impresa; l’impresa in profitto; il profitto in investimento; e l’investimento in indipendenza finanziaria“, affermava Jim Rohn. Parole che evidenziano come non si debba restare con le mani in mano, in attesa che le cose si aggiustino da soli.

Bensì è necessario mettersi all’opera per cercare, ad esempio, di migliorare la propria situazione finanziaria. Non sempre, però, si è in grado di raggiungere gli obiettivi.

Anzi, a causa della crisi in corso, sono sempre di più le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese. In tale ambito, pertanto, rivestono un ruolo fondamentale i sussidi governativi, come ad esempio il reddito di cittadinanza.

Legge di bilancio 2023: come cambia il sussidio

Il sussidio targato Movimento 5 Stelle è finito fin dal suo esordio al centro delle polemiche perché in tanti sostengono che scoraggi la ricerca di lavoro. Un pensiero a quanto pare condiviso anche dal governo Meloni che intende abrogare tale misura a partire dal 2024. Nel corso del 2023, invece, il reddito di cittadinanza verrà erogato per un periodo pari a massimo otto mensilità. Questo a patto che si frequenti un corso di formazione o riqualificazione professionale per almeno sei mesi. Solamente i nuclei famigliari con disabili, minorenni o persone over 60 potranno continuare a beneficiare del reddito di cittadinanza per tutti i dodici mesi del 2023.

Altra sforbiciata sul reddito di cittadinanza: con il nuovo requisito lo perdono altri 140 mila beneficiari

Le novità riguardanti il reddito di cittadinanza, però, non sembrano essere finite. La Lega, infatti, ha proposto un emendamento, con primo firmatario il capogruppo Rossano Sasso, che recita così:

“Fermo restando quanto previsto dai commi 1, 2 e 3, a decorrere dal 1° gennaio 2023 per i beneficiari del reddito di cittadinanza appartenenti alla fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni che non hanno adempiuto all’obbligo formativo, l’erogazione del beneficio è condizionata anche all’iscrizione e alla frequenza di un percorso di studi finalizzato all’assolvimento del diritto dovere all’istruzione e formazione sino al conseguimento dell’obbligo formativo o, comunque, di una qualifica di durata almeno triennale”.

In pratica, se questo emendamento dovesse essere approvato, il reddito di cittadinanza verrebbe tolto ai nuclei famigliari con giovani che non hanno concluso la scuola dell’obbligo e che non intendono tornare tra i banchi di scuola.

Alla base di questo emendamento il fatto che molti percettori del reddito di cittadinanza non sono riusciti a trovare un lavoro proprio a causa dello scarso livello di preparazione scolastica.

A rendere chiara la situazione i numeri: sono ben 140 mila i percettori con un’età inferiore ai 30 anni che non hanno un diploma. Da qui nasce la necessità di intervenire attraverso misure ad hoc, volte a favorire il reinserimento sociale e lavorativo. Al momento, comunque, il governo non ha ancora approvato l’emendamento. Bisogna pertanto attendere e vedere se verrà applicato o meno questo ulteriore taglio al reddito di cittadinanza.