Anche se non è esclusivamente un problema di questa stagione, i casi di allergia a primavera esplodono. Quest’anno il caldo sembra essere arrivato con qualche giorno di anticipo e in giro c’è già chi è alle prese con l’allergia al polline. In alcuni casi i sintomi dell’allergia primaverile possono essere talmente fastidiosi da impedire lo svolgimento della propria attività lavorativa.

Chi lavora in un ambiente aperto può avere problemi se a contatto con polline o piante ma anche in ufficio la reazione allergica può peggiorare se si lavora ad esempio in un ambiente chiuso e polveroso.

In tutti questi casi, previo certificato medico, il lavoratore può avere diritto alla malattia. Il lavoratore, come negli altri casi di malattia, dovrà inviare il certificato all’Inps e rispettare gli orari di reperibilità della visita fiscale (sono giustificabili le assenze per terapie o visite specialistiche o d’urgenza). A tal proposito c’è stata una sentenza che ha riconosciuto il diritto del lavoratore allergico alla polvere ad uscire all’aria aperta durante i giorni di malattia: si tratta infatti di un raro caso in cui non solo uscire non compromette la guarigione ma può addirittura favorirla. E’ riconosciuta la malattia per allergia anche al dipendente che, per seguire un ciclo di cure o terapie ambulatoriali ricorrenti, dovrà assentarsi periodicamente.