La spesa per le pensioni in Italia è destinata a salire più del previsto. Colpa dell’inflazione, ma anche del sistema di calcolo contributivo delle prestazioni che tarda ad entrare a regime costringendo lo Stato a spendere di più.

Secondo i dati Inps recentemente presentati all’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), la spesa pensionistica nel 2021 era pari a 312 miliardi di euro. Con la voce che incide maggiormente sulle uscite è quella delle pensioni anticipate (il 56% del totale), seguita dalle pensioni di vecchiaia (il 18%) e dalle pensioni ai superstiti (14%).

Allarme pensioni, spesa in forte aumento nel 2023

Ma quel che più preoccupa nell’immediato è l’inflazione in forte aumento. Con una previsione di crescita del costo della vita del 7-8%, lo Stato dovrà mettere in conto una spesa pensionistica del tutto inusuale per il 2023.

Secondo le anticipazioni della Ragioneria Generale dello Stato, serviranno circa 25 miliardi di euro il prossimo anno solo per rivalutare 16 milioni di pensioni in base ai dati dell’inflazione (si stima +8%). Soldi che dovranno essere stanziati con la prossima legge di bilancio.

Una tegola pesante di cui dovrà occuparsi la prossima legislatura e, soprattutto, il prossimo governo. Che si ritroverà con pochi margini di manovra finanziaria disponibili per approntare la tanto auspicata riforma delle pensioni.

Inutile fare affidamento sulle promesse dei partiti alla vigilia delle elezioni perché non ci sono soldi per poter impedire il ritorno integrale alle regole Fornero dal 2023. A meno che non si vadano a prendere da qualche altra parte.

Chi paga il conto?

Viene spontaneo quindi chiedersi chi pagherà il conto ai pensionati. Difficile pensare che i soldi saranno recuperati dalla fiscalità generale, anche perché sono già stati impegnati. Le maggiori entrate erariali di quest’anno sono già dirottate per buona parte a sostegno di famiglie e imprese contro il caro bollette.

Coi tre decreti Aiuti varati dal governo Draghi sono impegnate risorse per circa 40 miliardi di euro nel 2022.

Altre saranno rese disponibili con la legge di bilancio 2023. Per cui bisognerà attingere altrove per garantire la sostenibilità dei redditi bassi da pensione.

Sull’altare sacrificale, inutile nasconderlo, finiranno probabilmente i lavoratori costretti a lavorare fino a 67 anni di età. Con la scadenza di Quota 102 il prossimo 31 dicembre 2022 scadrà anche l’ultima possibilità di andare in pensione anticipata.

Per i lavoratori resteranno percorribili solo le strade previste da Ape Sociale e Opzione Donna, quali deroghe alle regole Fornero da prorogare entro fine anno. Si restringono quindi le possibilità di uscita rispetto a quanto avvenuto fino al 2021 e difficilmente ne arriveranno di nuove.