Il governo sembra intenzionato a tirar dritto sulla riforma del catasto. La riclassificazione degli immobili porterà inevitabilmente a un adeguamento delle rendite catastali e quindi delle imposte sulla casa (Imu).

Confedlizia lancia nuovamente l’allarme verso il vero lo scopo della riforma del catasto. Che è quello di incrementare il gettito fiscale derivante dal Imu sulle seconde case. E non è detto che in futuro l’odiosa tassa si tornerà a pagare anche sulla prima casa.

Riforma catasto, un pretesto per imporre altre tasse

Confedilizia non ha dubbi: la riforma del catasto proposta dal governo con la manovra finanziaria 2022 porterà ad altre tasse sugli immobili.

Benché lo chieda l’Europa (e non si capisce perché bisogna sempre dire di sì), il presidente di Confedilizia Spaziani Testa afferma che

lo slogan governativo “nessuno pagherà di più e nessuno pagherà di meno” è falso. Rivedere gli estimi catastali e ottenere quel risultato è, evidentemente, impossibile, anche considerati i diversi tributi interessati (Imu, Irpef, imposta di registro, imposta di successione), oltre ai parametri Isee per le prestazioni sociali.

Del resto rivedere gli estimi del catasto, fermi da 30 anni quando ancora c’era la lira, impone un aggiornamento sui valori finali delle rendite. Le imposte sulla casa sono infatti calcolate sulle rendite catastali che sono notoriamente più basse di quelle reali.

La patrimoniale nascosta e gli effetti sul Isse

Secondo Confedilizia, quindi, si tratta di una riforma tutt’altro che asettica e di impronta fortemente patrimoniale, la cui applicazione porterebbe a un incremento certo di imposizione per tutti gli immobili, prime case incluse.

La parità di gettito fiscale, come sostiene l’esecutivo, è solo pura illusione. Non verrebbero tassati solo i ricchi: si bastonerebbero tutti, direttamente o indirettamente. Lo dicono espressamente anche Pd, Lega e Fratelli d’Italia che evidenziano tutte le criticità di una riforma del fisco che avrebbe ripercussione anche sugli indicatori Isee.

Il valore della casa è infatti inserito nella certificazione Isee, utile per ottenere sussidi e bonus per le famiglie in difficoltà. Se aumenta il valore dell’immobile, anche l’Isee ne risentirà di conseguenza.

Le risorse che sarebbero recuperate dovranno andare a finanziare tutti i bonus che lo Stato ha erogato finora e il taglio dell’Irpef previsto dalla riforma del fisco.