Quando vanno in pensione onorevoli e senatori? Anche senza sapere esattamente a quale età possono accedere alla rendita di Stato, i cittadini non hanno dubbi sugli intramontabili privilegi della casta. Non solo in fatto di “stipendi”.

Così, se oggi il governo traballa e la legislatura potrebbe finire anticipatamente, non è un caso che i parlamentari si siano assicurati la pensione prima di andare a casa. Nulla avviene per caso, nemmeno le crisi di governo. E’ sempre una questione di soldi.

Quando vanno in pensione i parlamentari

I rappresentanti del Parlamento maturano in diritto alla pensione a 65 anni dopo soli 4,5 anni di mandato.

Quindi un privilegio bello e buono, se si pensa che la generalità dei lavoratori deve possedere almeno 20 anni di contributi per accedere alla rendita di vecchiaia a 67 anni.

Non solo. Se onorevoli e senatori ricoprono la funzione per più di una volta nella loro carriera, il diritto alla pensione si abbassa fino a 60 anni. In pratica, con soli 10 anni di “lavoro” si va in pensione a 60 anni di età.

Dal 2012 con la riforma Fornero i vitalizi sono stati aboliti. Ma i privilegi sono rimasti nonostante i lavoratori in genere debbano aspettare 67 anni di età o maturare almeno 41-42 anni e 10 mesi di contributi prima di andare in pensione.

L’assegno di onorevoli e senatori

L’importo della pensione dei parlamentari non è un segreto. Con cinque anni di esperienza politica alla Camera o al Senato si ottiene un assegno di circa 1.000 euro netti al mese. Cifra che sale in base al numero di anni di rappresentanza politica. Se si considera che un operaio percepisce più o meno la stessa pensione dopo 40 anni di lavoro con il sistema di calcolo interamente contributivo, il divario è enorme.

C’è anche da dire che i contributi versati al sistema pensionistico sono rapportati alla retribuzione. Questa è dieci volte più alta di quella di un operaio.

Ma il punto non è questo. Ma il fatto che con più di un mandato parlamentare la pensione aumenta e l’età pensionabile diminuisce. Un controsenso incomprensibile rispetto al meccanismo generale che aggancia la pensione alla speranza di vita.