Se l’Inps commette un errore nell’accredito della pensione e riconosce un importo superiore a quello realmente dovuto che cosa accade? Il pensionato in buona fede deve restituire la cifra oppure no?

Ricalcolo pensione, come presentare domanda

Ricalcolo pensione: di chi è la colpa?

Statisticamente l’errore che porta ad un accredito della pensione superiore a quanto dovuto può essere determinato da una svista dell’Inps oppure da un errore del datore di lavoro che non ha trasmesso correttamente i dati relativi al computo della pensione.

E, a seconda che ci si trovi nell’una o nell’altra ipotesi, cambiano gli effetti.

Nel primo caso infatti al pensionato non può essere richiesta la restituzione dei soldi in più percepiti sino ad allora; nel secondo caso, invece, è vero il contrario. E’ chiaro infatti che non può essere onere dell’Inps controllare che i dati forniti dall’azienda siano esatti mentre il lavoratore è comunque tenuto a verificare la propria posizione contributiva aperta presso l’Inps.

Su questo punto è tornata di recente anche la Cassazione. Nel dispositivo della sentenza si legge espressamente che “non sussiste errore imputabile all’ente erogatore (…)nell’ipotesi in cui la liquidazione della pensione sia avvenuta sulla base dei dati contributivi trasmessi dal datore di lavoro, in quanto non esiste un onere dell’ente previdenziale di sottoporre a verifica tali dati prima di procedere alla erogazione della prestazione”. In questo caso quindi l’effetto del datore di lavoro, e della mancata verifica del lavoratore, è l’obbligo di restituzione con gli interessi.

Restituzione accrediti Inps: termine di prescrizione

Attenzione però perché l’Inps ha un tempo limitato per la pretendere la restituzione. L’Ente infatti può agire entro e non oltre l’anno successivo al pagamento.