Una nuova sentenza in campo di abuso edilizio apre la porta alla possibilità di sanatoria per interventi di dimensioni ridotte.

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È il giudice, caso per caso, a dover stabilire se il diritto pubblico alla demolizione prevalga sul diritto privato all’abitazione. La portata del dispositivo potrebbe essere notevole. Approfondiamone gli effetti per i proprietari di casa con abusi edilizi a rischio demolizione.

Abuso edilizio: le dimensioni ridotte salvano dalla demolizione?

Il Tar di Reggio Calabria, in una recente sentenza, ha stabilito che è il giudice a valutare, caso per caso se un’eventuale, lieve e vecchia difformità può essere sanata oppure no.

La sentenza, comunque, ricalca altre pronunce della Corte dei Diritti dell’Uomo, e del Consiglio Di Stato. Quindi, una questione non proprio così recente.

In buona sostanza, non va abbattuta, in automatico, l’opera costruita in difformità edilizia, ma, stabilisce la sentenza, il giudice ha potere di decisione nel caso di abusi non gravi e che tutto sommato, non ledano l’urbanistica territoriale.

Abusi edilizi e sanatoria: contano le dimensioni ma anche l’anno di realizzazione

Anche il trascorrere del tempo potrebbe ulteriormente aiutare il proprietario di casa. E’ stabilito, infatti che, nel caso di abusi piuttosto vecchi, l’autore dell’illecito non rischierebbe nemmeno la condanna penale prevista. È, infatti, molto probabile che essa cada in prescrizione, che in questi casi interviene solo dopo 4 anni ( 5 in caso di avviso di garanzia ) dal compimento dell’illecito.