L’INPS ha da poco pubblicato il suo rapporto annuale con il quale, fra gli altri, ha fatto emergere alcune rilevanti questioni in merito al reddito di cittadinanza.
Nei primi 36 mesi di applicazione della misura hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità 2,2 milioni di nuclei familiari in cui complessivamente risiedono 4,8 milioni di persone, per un’erogazione totale di quasi 23 miliardi di euro. A marzo 2022, l’importo medio mensile erogato è stato di 548 euro, molto differenziato tra reddito di cittadinanza (577 euro) e pensione di cittadinanza (248 euro).


Quasi il 70 per cento dei percettori del sussidio (1.800.762 nuclei familiari) è residente nelle regioni del sud Italia. Le prime cinque province per incidenza dei percettori sugli abitanti sono Napoli, Palermo, Crotone, Caserta, Catania.
Eppure, da un’altra indagine condotta dal Dipartimento mercato del lavoro della Cgil della Città metropolitana di Milano, risulta che la situazione non è delle migliori nemmeno al nord. A Milano, in particolare, negli ultimi anni il numero dei percettori del sussidio è quasi raddoppiato. Vediamo meglio cosa sta succedendo.

Reddito di cittadinanza, a Milano numero di percettori raddoppiano in pochi anni

Secondo un recente report del dipartimento mercato del lavoro della Cgil, a Milano negli ultimi anni i percettori del reddito di cittadinanza sono raddoppiasti.
Nell’ultimo triennio, in particolare, il numero di nuclei familiari che lo hanno percepito è passato da 32.322 nel 2019 a 64.883 nel 2021.
Anche l’importo medio dell’assegno è leggermente aumentato, passando da 459,11 a 497,86 euro.
Il dato, se vogliamo, ancora più rilevante è un altro: dal rapporto curato da Antonio Verona, infatti, viene sottolineato quanto segue:

“Circa un terzo dei percettori non sono soggetti al patto per il lavoro, per ragioni anagrafiche, per disabilità importanti o altri motivi, gli altri sono, per più della metà, occupati ma con redditi che non impediscono di percepire il beneficio”.

Ricordiamo che il reddito di cittadinanza può essere considerato anche come un’integrazione salariale, qualora i soggetti percepiscano anche altri redditi da lavoro o assegni previdenziali.

Il calcolo dell’importo del sussidio, ovviamente, deve tener conto anche dell’ISEE del richiedente; oltre che al numero dei componenti del nucleo e se il beneficiario paghi o meno un affitto o le rate del mutuo prima casa.