Tutti i dettagli dell’acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza sono stati resi noti questa mattina dalla banca guidata da Messina. La nota di Intesa Sanpaolo fa seguito all’approvazione da parte del governo del decreto per il salvataggio delle banche venete (sui contenuti del decreto che ieri ha ottenuto il via libera del consiglio dei ministri si legga: Veneto Banca Popolare di Vicenza: decreto salvataggio approvato, quanto costa l’intervento dello Stato?).

Come noto l’acquisizione delle banche venete da parte di Intesa Sanpaolo è avvenuta ad un costo simbolico di 1 euro. L’operazione non riguarda tutto il perimetro di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca ma solo alcuni assets che sono stati convogliati nella cosiddetta bad bank.

Nel comunicato stampa di Intesa Sanpaolo, sono contenuti alcuni importanti chiarimenti in merito a quello che sarà l’oggetto dell’operazione di acquisto, nonchè i costi e le condizioni del’intervento.

Salvataggio banche venete: cosa compra Intesa Sanpaolo

La banca guidata da Messina ha precisato che l’acquisto riguarda un perimetro segregato che esclude i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili e esposizioni scadute), le obbligazioni subordinate emesse, nonché partecipazioni e altri rapporti giuridici considerati non funzionali all’acquisizione. Peraltro, a titolo di ristoro per i piccoli risparmiatori detentori di obbligazioni subordinate emesse dalle due banche, Intesa Sanpaolo stanzierà complessivamente 60 milioni di euro, che includono un importo come proprio intervento in aggiunta alla quota parte prevista del contributo del sistema bancario.

Il perimetro oggetto di acquisto include, oltre alle attività e passività selezionate di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, anche il contributo delle partecipazioni in Banca Apulia S.p.A. e Banca Nuova S.p.A, in SEC Servizi S.c.p.a., in Servizi Bancari S.c.p.a. e, subordinatamente all’ottenimento delle relative autorizzazioni, nelle banche con sede in Moldavia, Croazia e Albania, e riguarda in particolare:

  • crediti in bonis diversi da quelli ad alto rischio per circa 26,1 miliardi di euro,
  • attività finanziarie per circa 8,9 miliardi di euro,
  • attività fiscali per circa 1,9 miliardi di euro,
  • debiti verso clientela per circa 25,8 miliardi di euro,
  •  obbligazioni senior per circa 11,8 miliardi di euro,
  • raccolta indiretta per circa 23 miliardi di euro, di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito
  • circa 900 sportelli in Italia e circa 60 all’estero, inclusa la rete di filiali in Romania
  • circa 9.960 persone in Italia e circa 880 all’estero.

Il perimetro oggetto di acquisto comprende anche crediti in bonis ad alto rischio per circa 4 miliardi di euro, con diritto di Intesa Sanpaolo di retrocessione nel caso di rilevazione, nel periodo fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2020, dei presupposti per classificarli come sofferenze o inadempienze probabili.

Acquisizione banche venete: condizioni Intesa Sanpaolo

Come già anticipato nelle scorse settimane, l’acquisizione delle banche venete da parte di Intesa Sanpaolo sarà completamente neutrale rispetto al Common Equity Tier 1 ratio e alla dividend policy del Gruppo bancario. In particolare, per quello che riguarda le condizioni dell’acquisizione, si prevede:

  • un contributo pubblico cash a copertura degli impatti sui coefficienti patrimoniali, tale da determinare un Common Equity Tier 1 ratio phased-in pari al 12,5% rispetto alle attività ponderate per il rischio (RWA) acquistate. Il contributo, contabilizzato – sulla base del principio contabile IAS 20 – come apporto al conto economico, è pari a 3,5 miliardi di euro non sottoposti a tassazione
  • un ulteriore contributo pubblico cash a copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all’acquisizione, che riguardano tra gli altri la chiusura di circa  600 filiali e l’applicazione del Fondo di Solidarietà in relazione all’uscita, su base volontaria, di circa 3.900 persone del Gruppo risultante dall’acquisizione, nonché altre misure a salvaguardia dei posti di lavoro quali il ricorso alla mobilità territoriale e iniziative di formazione per la riqualificazione delle persone. Il contributo, anch’esso contabilizzato – sulla base del principio contabile IAS 20 – come apporto al conto economico, è pari a 1,285 miliardi di euro non sottoposti a tassazione. Tale importo sarà accantonato in un apposito fondo, tenuto conto degli effetti fiscali correlati all’utilizzo, e risulterà quindi neutrale per l’utile netto dell’esercizio
  • garanzie pubbliche, per un importo corrispondente a 1,5 miliardi di euro dopo le imposte, volto alla sterilizzazione di rischi, obblighi e impegni che coinvolgessero Intesa Sanpaolo per fatti antecedenti la cessione o relativi a cespiti e rapporti non compresi nelle attività e passività trasferite. Resta fermo che le banche in liquidazione coatta amministrativa risponderanno dei danni derivanti dal contenzioso pregresso nonché da quello relativo alla disciplina sull’acquisto di azioni proprie e/o sui servizi di investimento, ivi compreso quello promosso da soggetti che abbiano aderito, non abbiano aderito ovvero siano stati esclusi dalle cosiddette “Offerte Transattive” e dagli “Incentivi Welfare”
  • imposte differite attive delle banche acquisite pienamente usufruibili da Intesa Sanpaolo
  • il diritto per Intesa Sanpaolo di modificare il perimetro dell’operazione dopo la data di esecuzione ove necessario al fine di ottenere le incondizionate approvazioni antitrust.

Acquisizione banche venete: clausola risolutiva

Il contratto include una clausola risolutiva, che prevede l’inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, in particolare nel caso in cui il Decreto Legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche e/o integrazioni tali da rendere più onerosa per Intesa Sanpaolo l’operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge.