I piccoli azionisti di Monte Paschi di Siena potrebbero vedersi riconosciute le loro ragioni in sede processuale. In questi giorni, stanno scendendo in campo diverse associazioni dei consumatori in loro favore, con l’obiettivo che vengano risarciti del danno subito dalla gestione di Giuseppe Mussari (Scandalo MPS, tutti si smarcano da Mussari ma Siena trema).

 

Crisi Monte Paschi: le origini della situazione attuale

La storia inizia nel 2007, quando MPS acquista Antonveneta dalla spagnola Santander a un prezzo monstre di 10,3 miliardi, quasi quattro miliardi in più di quanto gli spagnoli non l’avessero comprata solo qualche mese prima.

Il valore assegnato ad Antonveneta è stato sin dall’inizio giudicato esagerato da tutti gli analisti e dal 2007 ad oggi il titolo MpS ha perso in borsa il 95%, da 4,18 euro di allora agli attuali miserrimi 22 centesimi.

 

Causa risarcimento Monte dei Paschi: a cosa puntano le associazione dei consumatori

Pertanto, gli azionisti sperano di vedersi risarciti di un danno, calcolabile in 4 euro per azione. Ovviamente, bisognerà dimostrare senza dubbio alcuno che vi sia un legame tra la perdita di valore del titolo e l’operazione dissennata di sei anni fa. Non è detto, ad esempio, che i giudici riconoscano il danno o che il crollo del titolo sia del tutto addebitato all’acquisizione scriteriata.

 

Quanto costa fare causa attraverso le associazioni dei consumatori? 

Si muove in tal senso Adusbef, che sta raccogliendo le adesioni dei soli azionisti, non anche degli obbligazionisti MPS, in quanto questi teoricamente non hanno ancora subito alcun danno e non si prevede che ne subiscano in futuro, visto che hanno ad oggi ricevuto sempre i pagamenti delle cedole. Solo nel caso in cui MpS non dovesse procedere al pagamento di almeno una cedola o alla restituzione di parte dei bond in scadenza scatterebbe la possibilità di chiedere un’azione risarcitoria.

La quota di iscrizione annua all’associazione è di 25 euro e comprende l’assistenza legale. Sono comunque raccolte anche le domande degli obbligazionisti, in qualità di diffida contro MpS, Consob e Bankitalia davanti alle Procure di Trani e Siena.

E’ di 40 euro la quota che ciascun azionista e/o obbligazionista dovrà versare per un primo screening legale di Confconsumatori, finalizzato a verificare la sussistenza del danno in relazione agli eventuali reati commessi dalla vecchia dirigenza. Successivamente, però, per l’assistenza legale vera e propria l’associazione fornisce convenzione con studi privati a prezzo contenuti, forse anche per qualche centinaio di euro, come avvenne con il caso Parmalat.

Infine, scende in campo anche il Sindacato Italiano per la Tutela dell’Investimento e del Risparmio, che propone una class action contro MpS per chiedere il risarcimento del danno subito dagli azionisti. In questo caso, la quota di contribuzione parte da un minimo di 65,95 euro fino a un controvalore di azioni detenute per 2.500 euro e arriva a un massimo di 258,23 euro per cifre oltre i 30 mila euro. Questo per l’assistenza legale, a cui bisogna aggiungere una percentuale del 15% sulla cifra eventualmente liquidata in favore dell’azionista.

Ma al contempo, anche MpS cerca di fare cassa e di farsi risarcire del danno subito. Il cda ha promosso un’azione risarcitoria contro Deutsche Bank e Nomura, estesa anche all’ex ad Giuseppe Mussari e all’ex dg Antonio Vigni per un totale di 1,2 miliardi. In particolare, 700 milioni sono stati richiesti alla giapponese Nomura per l’operazione Alexandria, mentre 500 milioni di risarcimento sono stati chiesti alla Deutsche Bank per l’operazione Santorini (Mps: avviata l’azione di responsabilità verso Mussari e banche).

Si tratta di operazioni strutturate su titoli derivati, che le due banche avrebbero compiuto con la complicità della vecchia gestione, al solo fine di scaricare perdite su Rocca Salimbeni.