Durante l’assemblea dei soci tenutasi lo scorso 6 aprile, l’AD dell’istituto Giuseppe Castagna ha aperto la possibilità a fusioni ma ha declinato l’opzione MPS.

L’amministratore delegato spiega che l’attenzione sarà rivolta a ” banche che sono più vicine ai nostri territori di elezione” e l’occhio punta direttamente a UBI banca. Castagna sottolinea infatti che “in questi giorni molti fanno questo scenario che mi pare comprenda quattro banche (Ubi, BancoBpm, Mps e Bper), però è ovvio che quelle prossime, quelle con le quali potremmo pensare di sviluppare un progetto che veda sia il rafforzamento territoriale e di sinergie di costo sono le banche più vicine ai nostri territori”.

Per tali ragioni arriva il no ad una possibile alleanza con MPS: “Avere una rete più sparsa su tutto il territorio nazionale, che sarebbe una proxy di unione con MPS, più forte al Centro Sud, sarebbe una ripetizione di quello che in Italia già c’è, cioè due banche grandi che stanno su tutto il territorio nazionale”. Riferendosi a Intesa Sanpaolo ed Unicredit aggiunge infatti che “noi se volessimo competere con quelle due banche dovremmo farlo nei nostri territori dove siamo forti”.

Continua così a prendere forma la volontà della BCE di voler ridurre da 4 a 2 i suddetti gruppi bancari.

Per quanto riguarda la vicenda diamanti l’istituto bancario punta a rimborsare integralmente i risparmiatori. Sul fatto la Procura di Milano aveva aperto un inchiesta che ha determinato il sequestro preventivo di 84,6 milioni, facente riferimento al periodo precendente la fusione fra Banco Popolare e BPM.

Per fronteggiare i rischi Banco Bpm ha accantonato 318 milioni di euro nel bilancio 2018, ricorda Castagna. Lo stesso aggiunge che “interloquendo con i clienti stiamo cercando, di volta in volta, di trovare quale fosse il valore attribuibile alla pietra e individuare il ristoro affinché il cliente riesca a recuperare il 100% del valore” dell’investimento.