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Oggi: 09 Ott, 2025

Fare ricorso è un diritto, ma contro il Fisco nei contenziosi tributari il 75% delle volte perdi, ecco perché

Nei contenziosi tributari il 75% delle volte vince l'Amministrazione Finanziaria, ecco i dati del Ministero dell'Economia e delle Finanze.
2 mesi fa
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Foto © Pixabay

Una cartella esattoriale, un accertamento fiscale, un’ingiunzione di pagamento e così via. Sono molte le situazioni di questo tipo che possono spingere un contribuente a presentare ricorso, avviando un contenzioso tributario contro l’ente pubblico che ha emesso l’atto e la relativa richiesta di pagamento.

Il ricorso, e quindi l’attivazione delle procedure per il contenzioso tributario, è un diritto del contribuente. In parole semplici, la legge mette a disposizione strumenti di tutela che il cittadino può liberamente utilizzare. Ma quanto conviene farlo? La domanda nasce spontanea, soprattutto alla luce degli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).

Fare ricorso è un diritto, ma contro il Fisco nei contenziosi tributari il 75% delle volte perdi: ecco perché

Se un’Amministrazione Finanziaria ha il diritto di inviare a casa del contribuente un atto, una cartella o un preavviso di accertamento, il contribuente ha a sua volta il diritto di impugnare quell’atto. Impugnare significa contestare la pretesa dell’Amministrazione, supportando la propria difesa con prove che dimostrino l’illegittimità della richiesta.

Questo diritto può essere esercitato con una istanza di autotutela, oppure attraverso il Giudice di Pace o la Commissione Tributaria. In uno Stato di diritto, difendersi — anche contro lo Stato — è possibile. Tuttavia, i dati mostrano che a vincere è quasi sempre il Fisco, almeno secondo le statistiche diffuse dal MEF.

I dati del Ministero non lasciano spazio a dubbi

Dall’ultimo Rapporto di verifica dei risultati della gestione 2024 emerge un quadro chiaro: oltre il 75% delle volte, nei contenziosi tributari, è il contribuente a perdere.

Il trend è stabile negli anni: contro l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, per esempio, nelle cause avviate per contestare una cartella esattoriale ritenuta illegittima o viziata, il tasso di sconfitta del contribuente sale addirittura al 79%.

In questi casi, oltre a dover pagare la somma inizialmente contestata, spesso il contribuente è tenuto a corrispondere importi maggiori a causa di interessi e spese aggiuntive.

Secondo il MEF, la macchina delle Amministrazioni Finanziarie — grazie a banche dati e controlli incrociati sempre più sofisticati — commette ormai pochissimi errori. Molte delle contestazioni dei contribuenti derivano invece da scarse informazioni, distrazioni o dimenticanze.

L’analisi prende in considerazione le sentenze della Corte di Giustizia Tributaria di primo e secondo grado, nonché le cause concluse davanti alla Corte di Cassazione.

Questi dati sono in crescita: solo un anno prima, nel 2023, la percentuale di vittoria delle Amministrazioni Finanziarie era inferiore al 75%. Mentre quella dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione era sotto il 77%. Un segnale che la macchina fiscale funziona sempre meglio. E che, per i contribuenti, i ricorsi e i contenziosi tributari stanno diventando strumenti sempre meno efficaci.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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