Questa settimana è stata disastrosa per Meta (ex Facebook) in borsa. Giovedì, le azioni della società chiudevano in calo del 24,5%, riducendo la capitalizzazione di ben 80 miliardi di dollari. Il titolo si è portato sotto 100 dollari per la prima volta dal 2015. E, soprattutto, in appena tredici mesi il valore della società è crollato del 74%, qualcosa come 750 miliardi in meno. Nel settembre dello scorso anno, Meta superava per la prima volta la soglia dei 1.000 miliardi. Dopo il crollo di giovedì, di miliardi ne valeva “solo” 263.

E Mark Zuckerberg, che detiene poco più di 398 milioni di azioni, ha visto crollare il proprio patrimonio di oltre 100 miliardi. All’apice di un anno fa, era arrivato a 142 miliardi, mentre questa settimana risultava sceso a 39 miliardi.

Mai nessuno nella storia ha accusato un calo così forte della ricchezza personale. Praticamente, nella classifica di Bloomberg dedicata agli uomini più ricchi, è passato dal terzo posto a cui si era portato con il boom delle azioni Meta, al ventitreesimo posto post-crollo di giovedì.

Cos’è accaduto per giustificare il profondo rosso in borsa? I conti del terzo trimestre hanno svelato un calo del fatturato per la seconda volta consecutiva. Nel secondo trimestre, si era materializzato per la prima volta nella storia della società. L’utile per azione è risultato inferiore alle attese e le previsioni per il quarto trimestre sono inferiori alle precedenti. E Reality Labs, la divisione nata per lo sviluppo del metaverso, ha riportato nuove perdite per 3,67 miliardi, superiori ai -2,63 miliardi di un anno prima. In un anno, il rosso ha superato i 9 miliardi.

Il metaverso tradisce Zuckerberg

Il metaverso, vale a dire la realtà virtuale potenziata, è stata e continua ad essere la grande scommessa di Zuckerberg. Solo che potrebbe portare risultati solo tra diversi anni. E i mercati non stanno dimostrando di avere tanta pazienza, specie di questi tempi. Anche perché il numero degli utenti ha smesso di crescere, stabilizzandosi appena sotto i 3 miliardi nel mondo, di cui quasi 2 miliardi attivi giornalieri.

E la pubblicità in questi mesi è pagata meno su internet, a causa dei più bassi investimenti delle imprese per le avvisaglie di crisi.

Il mercato ha sostanzialmente paura che Meta abbia smesso di crescere, stia imbarcandosi in un’avventura molto costosa e che per diverso tempo non produrrà utili. Per Zuckerberg sembra la caduta degli dei. Il 38-enne, sulla cresta dell’onda da un quindicennio a questa parte, è stato considerato (a ragione) un visionario per il grande successo riscosso con il social e la capacità di espanderne il business grazie ad aggregazioni illuminanti come WhatsApp e Instagram. Ma da qualche tempo sembra avere perso il tocco magico.

E giovedì, cioè nel corso di poche ore, il suo patrimonio ha subito un calo di altri 11 miliardi. Certo, parliamo di variazioni virtuali. Interessa l’andamento di lungo periodo per capire quale possa essere effettivamente la ricchezza del tycoon. Tra l’altro Meta non è l’unico colosso ad andare male. Google ha perso quest’anno più del 36%, Amazon il 35%, Microsoft il 33%, Netflix il 50%. Può essere un fatto momentaneo, legato al difficile contesto finanziario e seguito alla sbornia pandemica. O può segnalare un trend strutturale, finita l’era del denaro facile in cui milioni di azionisti hanno fatto soldi semplicemente puntando su titoli apparentemente destinati a salire sempre e comunque. Zuckerberg non finirà in miseria in nessun caso. Al limite dovrà ridimensionare le sue ambizioni e magari appioppare le perdite al suo avatar.

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