Dopo H&m, che qualche settimana fa aveva annunciato l’intenzione di chiudere alcuni negozi a causa della crisi provocata dal coronavirus (e non solo) anche Inditex, multinazionale spagnola proprietaria di Zara, ha annunciato la chiusura di 1200 negozi in tutto il mondo per dare più spazio alle vendite online. 

Zara chiude 1200 negozi, vendite in calo

Ovviamente, parte della scelta del colosso spagnolo, è legata alle enormi perdite avute durante il lockdown, circa 400 milioni di euro, con un crollo del fatturato di 3,3 miliardi a fronte di un aumento delle vendite online.

Zara non sarebbe l’unica grande catena ad aver patito le chiusure durante il lockdown, una situazione che in parte sembra una conseguenza del boom degli e-commerce a discapito delle vendite nei negozi fisici. Mentre infatti le vendite nei negozi sono calate, nel primo trimestre dell’anno sono aumentate del 50 per cento quelle online, una percentuale arrivata al 95 per cento ad aprile, durante il lockdown. Tra marzo e metà maggio, con l’obbligo di chiusura, i negozi di abbigliamento hanno avuto grosse perdite, una situazione che non è del tutto migliorata nelle ultime settimane: a pesare un pò la sfiducia di provare abiti ma anche le difficoltà economiche per le famiglie che in questo momento sembrano voler spendere il loro denaro altrove piuttosto che per l’abbigliamento. 

In arrivo 450 negozi più grandi

Zara, dunque, si ritrova in un limbo come tante altre catene. Il colosso ha deciso di chiudere i negozi più piccoli, quelli più facilmente sostituibili con le vendite online. Le chiusure dovrebbero interessare soprattutto Europa e Asia. A fronte della rinuncia dei negozi più piccoli, la catena punterà quindi all’e-commerce ma anche all’apertura di 450 negozi più grandi. Nonostante le perdite subite durante la pandemia, Inditex ha confermato che tra gli obiettivi di crescita vi sono l’aumento delle vendite fino al +6% e una riduzione dei costi operativi.

Per superare questo momento di stallo, in cui l’afflusso negli store è basso a causa delle regole imposte, 1,7 miliardi saranno investiti nei negozi, che dovrebbero diventare come centri di distribuzione per smaltire le scorte di magazzino e per il ritiro degli acquisti online. Nel 2022, il gruppo pensa che le vendite online rappresenteranno il 25% del suo business. Insomma, nonostante la crisi del momento, che sembra momentanea, le prospettive sono buone. 

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