Alla giornata di ieri, gli yatch di lusso sequestrati dalle autorità europee erano nove, di cui tre in Italia, altrettanti in Spagna e uno a testa in Francia, Germania e Croazia. E’ la conseguenza delle sanzioni contro la Russia imposte da USA ed Europa come ritorsione contro l’invasione dell’Ucraina decisa dal Cremlino. Queste imbarcazioni giganti, veri palazzi galleggianti sul mare, apparterrebbero ad oligarchi russi inseriti nella lista nera di Washington e Bruxelles. Usiamo il condizionale, perché la loro proprietà non risulta spesso né certa, né facilmente accertabile.

Yatch in Toscana non è di Putin

Uno degli yacht di lusso sequestrati in Italia si trova ormeggiato in un cantiere del porto di Marina di Carrara, Toscana. Si chiama “Scheherazade”, è lungo 140 metri, pesa 10.167 tonnellate, ha sei piani, due eliporti ed è costato 700 milioni di euro. Stando a una ricostruzione del New York Times, apparterrebbe niente di meno che al presidente russo Vladimir Putin. Lo dimostrerebbe la presenza tra l’equipaggio di numerosi agenti dell’FSO, il servizio di guardia federale russo.

Ma il sindaco di Carrara, Francesco De Pasquale, ha smentito nei giorni scorsi che lo yacht sarebbe di Putin. Emergerebbe, invece, essere di proprietà dell’ex capo di Rosneft, colosso energetico russo, tale Eduard Yurievich Khudainatov. L’uomo non risulta ad oggi essere oggetto di sanzioni internazionali, sebbene due sue società lo siano per avere infranto l’embargo americano contro la Corea del Nord. Nel frattempo, Roman Abramovich, l’oligarca russo più noto e proprietario del Chelsea, ha messo al sicuro i suoi due yacht di lusso: Solaris ed Eclipse. Già prima di ritrovarsi iscritto nella lista dei sanzionati, vedendosi “congelata” persino la proprietà del club londinese, ha fatto partire i due gioielli rispettivamente da Barcellona e Caraibi per farli approdare a Bodrum e Marmaris, città e isola della Turchia.

I due yatch di Abramovich valgono complessivamente 1 miliardo e 300 milioni di dollari.

In un primo momento, si era pensato che fossero diretti in Israele, dato che l’oligarca ha origini ebraiche. E proprio Israele e Turchia sono gli unici due stati dell’orbita occidentale ad essere intervenuti in questa crisi fungendo da mediatori. Non si sono accodati alle sanzioni americane ed europee, per cui i loro porti appaiono per il momento “sicuri” agli occhi degli oligarchi russi a caccia di tutele contro il “congelamento” dei propri beni.

Costi del sequestro degli yacht

Il caso di Scheherazade è piuttosto problematico, dato che nel mondo esistono solamente 14 super-yacht (lunghezza di almeno 140 metri), ma solamente uno risulta dalla proprietà incerta. Nel frattempo, il sequestro degli yatch di lusso crea non pochi problemi sul piano burocratico ed economico. Questi bestioni del mare restano lì dove si trovavano al momento in cui il provvedimento di sequestro è stato spiccato. Fluttuano tra le onde del mare nei porti senza potersi muovere, infliggendo un danno alle casse locali. Al loro posto, infatti, potrebbero attraccare yatch paganti.

E fino a quando questi yatch potranno restare sequestrati? L’idea che si ha in Europa è che lo saranno finché dureranno le sanzioni. Potrebbero trascorrere mesi, forse persino anni. Tuttavia, imbarcazioni di questa grandezza necessitano di un equipaggio che le curi quotidianamente. Ad esempio, il Dilbar di Alisher Usmanov, uno degli oligarchi russi più ricchi e potenti, sequestrato nel porto di Amburgo, impiega un equipaggio tra 80 e 95 persone. Adesso, Luerssen, società di costruzione navale che si stava occupando del rinnovamento del natante, sta impiegando appena 5 persone per le necessità di base.

Turisti russi in Italia

Il rischio consiste nel deterioramento delle condizioni di questi yatch, una volta che saranno dissequestrati. Per non parlare della molto probabile fuga definitiva degli oligarchi verso lidi più sicuri, comunque vada a finire la guerra.

In Sardegna, abbiamo avuto qualche avvisaglia. Da settimane, decine di lavoratori nella Costa Smeralda hanno ricevuto lettere di licenziamento da parte di proprietari di ville e immobili vari subito dopo la comminazione delle super-sanzioni occidentali. Si tratta di giardinieri, addetti alla sicurezza, manutentori, ecc. In totale, prima della pandemia in Italia arrivavano 1,7 milioni di turisti russi all’anno per 5,8 milioni di presenze e un giro d’affari di 984 milioni di euro. Fatturato che rischia di azzerarsi, colpendo particolarmente le località in cui maggiormente il turismo russo era attecchito.

In collegamento video con Montecitorio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha chiesto all’Italia di non fare più entrare turisti russi. Dai banchi del governo e del Parlamento si sono registrati scroscianti applausi, ma la legittima richiesta di Kiev a Roma penalizza la nostra economia, e pure inutilmente. Forse che tutti i russi sono responsabili per le malefatte del loro presidente? E’ giusto discriminare un intero popolo sulla base del criterio della nazionalità? Ed è giusto ignorare che, dopo due anni di devastazioni provocate dalla pandemia, il turismo italiano rischia di annegare in un mare di disdette?

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