Le lunghe file ai confini con Brasile e Colombia sono la più tragica dimostrazione di quanto grave sia diventata la condizione economica in Venezuela, travolta dall’iperinflazione e dal crollo del pil, con scaffali dei negozi vuoti e impossibilità per le imprese di importare materie prime. Il responsabile per l’Emisfero Occidentale del Fondo Monetario Internazionale, Alejandro Werner, ha divulgato ieri l’ultima previsione dell’istituto, secondo cui Caracas si avvierebbe verso un’esplosione tendenziale dei prezzi di 1.000.000% entro la fine dell’anno, sostanzialmente come la Germania nel 1923 e lo Zimbabwe nel 2009.

E il pil quest’anno si contrarrebbe di un altro 18%, portando a -50% il crollo nell’ultimo quinquennio, il maggiore mai registratosi al mondo negli ultimi 60 anni. Ad aprile, le attese erano per un -15%. E lo stesso Werner ci tiene a precisare che fare previsioni anche a breve appare un esercizio difficile per un’economia in siffatte condizioni, per cui gli indicatori macro in Venezuela potrebbero subire cambiamenti anche radicali da qui a dicembre.

Crisi Venezuela, pil a -12% nel primo trimestre e inflazione sopra 46.300%

Intanto, la stampa locale aggiorna quotidianamente sulla corsa dei prezzi. Secondo le testimonianze raccolte da El Nacional, un chilo di carne di manzo veniva venduto ieri a 7,5 milioni di bolivares, registrando un tasso di crescita tra il 20 e il 30% a settimana. Stabile da settimane il pollo sui 3-4 milioni di bolivares. Si consideri che il salario minimo è stato di recente fissato dal governo a 3 milioni di bolivares al mese, per cui anche solo acquistare un kg di carne equivarrebbe a 2 mensilità e mezza. E che dire dei risultati del Centro per la Documentazione e l’Analisi della Federazione Venezuelana dei Maestri, secondo cui il costo del paniere scolastico (libri, divise, scarpe, etc.) sarebbe ormai di 1,355 miliardi di bolivares, in rialzo dell’80.122,77% su base annua? 12 mesi fa, infatti, si attestava ancora a 1,69 milioni.

Rapportando i prezzi in dollari, tuttavia, non si sarebbe registrata alcuna variazione significativa, in quanto il costo sarebbe passato dai 387,42 ai 387,90 dollari, riflettendo sostanzialmente il crollo del cambio. Al mercato nero, oggi un dollaro viene scambiato contro più di 3,5 milioni di bolivares. Di fatto, per mandare un figlio a scuola servono 452 salari minimi ogni anno, ovvero qualcosa come 37-38 anni di lavoro.

Non ci sono nemmeno banconote per pagare

Secondo le opposizioni, maggioranza in Assemblea Nazionale, a giugno il tasso d’inflazione sarebbe schizzato al 46.305%. Steve Hanke, Prof della Johns Hopkins University, sostiene che non avrebbe ormai senso fare previsioni per i prossimi mesi, dato che in una condizione di iperinflazione i prezzi si mostrano capaci di correre senza alcuna possibilità di tracciarne in anticipo la traiettoria. La situazione è di allarme rosso. Le associazioni dei rappresentanti dei pensionati incontrano in questi giorni il governo per discutere sull’adeguamento degli assegni mensili. Quello minimo è stato fissato a 4,2 milioni di bolivares, ma l’importo resta di gran lunga insufficiente anche solo per acquistare beni di prima necessità. Ad agosto, con gli arretrati di giugno e luglio percepiranno 8,4 milioni di bolivares, una cifra che continuerebbe, ai prezzi attuali, a bastare solo per comprare poco più di un kg di carne rossa.

Venezuela: popolazione in fuga per fame 

Come il governo di Nicolas Maduro vorrebbe contrastare l’iperinflazione? Emettendo nuove banconote con 3 zeri in meno, introducendo il cosiddetto “bolivar sovrano”. L’operazione era stata annunciata per giugno, ma sarà rinviata per il 4 agosto. Le banche non hanno ricevuto i nuovi tagli, anche perché la banca centrale non ha sufficiente liquidità per stampare nuove banconote, quasi un paradosso per un’economia, in cui la moneta in circolazione è evidentemente eccessiva. In più, pare che con l’esplosione dei prezzi in corso, Maduro intenda eliminare più di 3 zeri.

Di fatto, se a giugno i prezzi sono cresciuti di una media del 2,8% al giorno, adesso si parla già di un’accelerazione al 3-4%. Inutili le lunghe file davanti agli ATM delle banche: i pochi soldi erogati dai distributori valgono centesimi, nemmeno utili per prendersi un caffè, tanto che le transazioni si effettuano ormai con il baratto. Per un taglio di capelli, venivano chiesti giorni fa 5 banane e 2 uova. A questo si è ridotta l’economia un tempo tra le più ricche al mondo.

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