Un terremoto, anzi un caos. Questo è lo scenario che ci troviamo di fronte all’indomani della decisione clamorosa dell’Aifa, l’agenzia farmacologica italiana, di sospendere la somministrazione del vaccino anglo-italiano di AstraZeneca. L’annuncio è arrivato al termine di giorni piuttosto tesi in tutta Europa e dopo che in tal senso si erano espresse le autorità di Danimarca, Norvegia, Islanda, repubbliche baltiche, Olanda, Irlanda, Germania e Francia. Subito dopo è arrivata la sospensione anche in Spagna.

Cos’è successo? In diversi stati, tra cui il nostro Paese, sono state registrate alcune morti sospette per casi di trombosi, vale a dire per coaguli di sangue.

Non esiste alcun nesso provato, va bene ribadirlo, tra questi decessi e il vaccino. L’unica certezza ad oggi è che le vittime siano morte dopo la somministrazione di AstraZeneca, non a causa di essa. Per fugare i dubbi e porre argine alla paura dilagante, l’Agenzia del farmaco europea, l’EMA, si esprimerà formalmente giovedì. Fino ad allora, le somministrazioni restano sospese.

A questo punto, la situazione si fa molto seria. L’Italia dovrebbe ricevere dalla casa farmaceutica britannica ben 40 milioni di dosi entro il mese di settembre. In sostanza, il vaccino AstraZeneca ci consentirebbe di immunizzare un terzo della popolazione solamente nei prossimi sei mesi. Dovesse venire meno, non sarebbe affatto facile sostituirlo in corsa con dosi di altre case. Stiamo rischiando un fatidico rallentamento della campagna vaccinale in tutta Europa e con esso il rinvio dell’appuntamento con la ripresa. Finché il virus circola e miete vittime, le restrizioni anti-Covid non saranno allentate mai del tutto e l’economia non potrà ripartire.

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La “guerra” con Londra e interna a Bruxelles

Sperando che l’EMA smentisca senza se e senza ma con argomentazioni rassicuranti e convincenti che il vaccino di AstraZeneca non provochi effetti fatali, non possiamo negare che l’Unione Europea stia affondando sulla gestione della campagna vaccinale.

E ad ammetterlo è il vice-presidente della Commissione, Frans Timmermans, che nei giorni scorsi ha dichiarato che sarebbero stati commessi diversi errori, a suo avviso non al momento della sottoscrizione dei contratti, bensì all’atto della loro implementazione e dell’approvvigionamento delle dosi.

Le parole del socialista sono rivolte con ogni evidenza alla presidente Ursula von der Leyen, nel mirino di stampa, governi ed opinione pubblica per la pessima gestione di queste settimane. Al netto degli accadimenti di questi giorni, la UE resta nettamente dietro a USA e Regno Unito per somministrazioni quotidiane. Di questo passo, non riusciremmo a raggiungere l’immunità di gregge entro l’anno.

Ma il caos AstraZeneca non è un tema solamente scientifico. Dietro di esso si cela il duro scontro di questi mesi tra Londra e Bruxelles sulla Brexit. Il divorzio è avvenuto, ma le parti restano in netta contrapposizione sul confine interno irlandese. Ieri, la UE ha aperto una procedura legale contro il governo Johnson sull’estensione unilaterale del periodo di grazia oltre l’1 aprile, grazie alla quale l’isola irlandese potrà continuare a commerciare evitando i relativi controlli. Sul vaccino inglese si starebbe giocando una partita d’immagine, ancor prima che economica. I commissari, già frustrati dalla lentezza con cui la società sta rifornendo la UE delle dosi concordate, ritengono che il successo di Londra nella corsa alla vaccinazione di massa stia oscurando i guai provocati dalla Brexit e rischi di far passare il messaggio che fuori dalle istituzioni comunitarie si stia meglio.

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Unione Europea nel caos

Non solo. Il caos vaccini ha indebolito fortemente la posizione di Ursula von der Leyen, pupilla della cancelliera Angela Merkel, a sua volta già indebolita politicamente dalla cattiva gestione delle vaccinazioni in Germania e dalla fine imminente del suo ultimo mandato, oltre che dal calo dei consensi accusato dal suo partito alle elezioni regionali di domenica scorsa.

La sua permanenza in carica dipende dalla capacità di evitare ulteriori passi falsi. Del resto, la sua elezione nel luglio 2019 avvenne in un clima surreale, vale a dire con i voti determinanti del Movimento 5 Stelle e l’opposizione dei socialdemocratici tedeschi, a cui la donna era e resta invisa. Essa sorse dall’esigenza di porre un argine alla Lega di Matteo Salvini a Roma, appena reduce da un forte successo alle elezioni europee.

Dopo Ursula nacque non a caso il governo “giallo-rosso”. Ma con l’ingresso di Mario Draghi a Palazzo Chigi, quella fase politica in Italia è finita. Adesso, Salvini sostiene il premier italiano più autorevole ed europeista che ci sia. L’ex governatore della BCE ritiene di godere della forza e dell’autorevolezza per disporre alla guida della Commissione un uomo suo o almeno che risponda a una logica diversa rispetto a quella da cordone sanitario di due anni fa. Non è un caso che abbia esordito al Consiglio europeo criticando l’operato di Bruxelles sui vaccini e segnalando un cambio di rotta deciso sulla campagna in corso.

Infine, il possibile asse commerciale con gli USA di Joe Biden. Se AstraZeneca venisse definitivamente sospeso nella UE, si farebbe spazio per rinegoziare più dosi con i colossi americani Pfizer e Johnson & Johnson. Certo, dovranno dimostrare di essere capaci di rifornire l’Europa di decine, se non centinaia di milioni di dosi in più di quanto sinora contrattato. Se così fosse, gli americani si sarebbero assicurati una presa totale sul Vecchio Continente attraverso le vaccinazioni e avrebbero allontanato il rischio che Bruxelles si rivolga alla Russia per lo Sputnik V. Tenete anche presente che il vaccino anti-Covid di Pfizer è stato prodotto in collaborazione con la tedesca BioNTech, che dispone del brevetto per la produzione.

La Germania avrebbe tutto l’interesse ad appannare l’immagine del vaccino rivale di Sua Maestà. Sta di fatto che il caos in cui la UE è precipitata con la gestione dilettantesca dei vaccini avrà ripercussioni politiche nazionali e, soprattutto, su Bruxelles di tutto rilievo. La credibilità della stessa EMA ne esce distrutta, se a distanza di poche settimane dall’autorizzazione è costretta a rivedere la sua decisione per porre fine ai sospetti di effetti collaterali gravi. Cadranno diverse teste in Europa. E la sedia di Ursula traballa.

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