Gli inglesi lo definirebbero un caso di “reverse discrimination”, cioè di “auto-discriminazione” nella lingua di Dante. E non potrebbe essere chiamato altrimenti. A una domanda del tour operator Astoi sulla possibilità di viaggiare all’estero nei giorni di Pasqua, il Viminale ha risposto affermativamente. La reazione di Federalberghi non si è fatta attendere. Tramite il suo presidente Bernabò Bocca, ha espresso incredulità circa il fatto che durante le festività imminenti non ci si potrà muovere neppure fuori dal proprio Comune di residenza in Italia con l’imposizione della zona rossa nazionale, mentre si potrà benissimo viaggiare all’estero, purché la destinazione sia uno stato facente parte della lista C apprestata dall’esecutivo.

Secondo il governo, il vacanziero avrà due alternative: sottoporsi al tampone al momento della partenza e a quello di arrivo o a un periodo di quarantena dopo il ritorno. Tuttavia, dopo le furenti polemiche di questi giorni, ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha emanato un’ordinanza con cui imporrà il tampone obbligatorio alla partenza, all’arrivo e la mini-quarantena di 5 giorni, seguita da un ulteriore tampone. Ma non vi sembra strano che la libertà di movimento sia stata praticamente azzerata per i poveri cristi che rimarranno a casa, cioè la quasi totalità degli italiani, mentre quei pochi che opteranno per una destinazione straniera non ci saranno problemi?

Vacanze di Pasqua blindate ma sì ai viaggi all’estero, la polemica per gli alberghi chiusi in Italia

Con questa decisione, si darà una mano ai tour operator e un altro duro colpo al sistema alberghiero e ristorativo domestico. Sarà la seconda Pasqua in “lockdown” e con ogni probabilità non avremo nemmeno un’estate del tutto normale, per quanto da Bruxelles ostentino sicurezza circa il raggiungimento dell’immunità di gregge entro la metà di luglio. Mentre ristoranti e gestori di bar attendono i ristori, pardon i “sostegni” nella loro nuova denominazione draghiana, si aprono le frontiere con l’estero, infliggendo perdite al turismo nazionale, data l’impossibilità di muoversi sul territorio italiano.

In questa lista C di cui vi abbiamo accennato vi sono praticamente tutti gli stati dell’Unione Europea. Tra questi, chiaramente Grecia, Malta e Portogallo, vale a dire alcune delle mete concorrenti più gettonate durante l’estate, in particolare. Certo, vale anche il contrario, cioè gli stranieri potranno venire anche in Italia, ma con il sistema alberghiero-ristorativo chiuso e la libertà di circolazione quasi azzerata nei giorni della zona rossa nazionale, chi mai vorrà venire a mettere piede nel nostro Paese e a che pro?

L’ipocrisia sottesa al lockdown

Ha ragione il premier Mario Draghi quando afferma che bisogna offrire una prospettiva positiva agli italiani, ma il suo debutto è stato sinora in totale continuità con la gestione del predecessore, a tutti gli effetti fallimentare. Nessuno può pretendere aperture indiscriminate che minaccino la salute pubblica, ma neppure le chiusure perpetue inesistenti nel resto dell’Occidente. E dov’è finito il buon senso? Perché resta vietato uscire dopo le ore 22 di sera, quando di giorno assistiamo quotidianamente ad assembramenti per strada, nelle piazze e sui lungomare, magari a ridosso dei locali chiusi?

E chissà quanti di quelli che andranno in vacanza all’estero ci tormentano da mesi e continueranno a tormentarci ancora di restare a casa, additando chiunque abbia il torto di voler prendere anche solo una boccata d’aria! In questi giorni, è esplosa una polemica al riguardo su diversi VIP o presunti tali, i quali con la scusa del lavoro hanno preso un aereo per trascorrere qualche settimana all’estero, guarda caso proprio nel periodo festivo. Si tratta dello stesso ambiente che in era Covid gioca a fare il poliziotto cattivo e saccente contro chicchessia, negando agli altri i diritti che si arroga per sé.

E’ facile invitare gli altri a starsene a casa, se per sé si ha una scusa sempre pronta per uscire e infrangere tutti i divieti vigenti per i comuni mortali. L’Italia è una Repubblica fondata sull’ipocrisia e votata sempre più al suicidio.

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