Unicredit è intenzionata a chiudere 450 filiali in Italia e tagliare seimila posti di lavoro. Con una lettera inviata ai sindacati la banca ha espresso la volontà di portare avanti un procedimento che si concluderà nel 2023. Nel dicembre scorso, Unicredit aveva presentato il piano “Transform2023” che include la riduzione del personale nel prossimo triennio. 

Seimila esuberi in Italia

Nel dettaglio 500 sono “eccedenze di capacità produttiva” del piano appena concluso (Transform 2019) mentre 5.500 sono legate a “nuove eccedenze” inerenti il piano Team23 .Di recente, la banca era giunta ad un accordo con i sindacati in Germania e Austria per gli esuberi nei due paesi, circa 2mila.

Per quanto riguarda l’Italia, invece, nella missiva inviata ai sindacati, in cui si avvia la procedura per negoziare gli esuberi, viene indicato il primo semestre del 2020 come limite per concludere il confronto e giungere a delle soluzioni condivise, in particolare si guarderà a quei dipendenti che raggiungeranno il requisito pensionistico entro il 31 dicembre 2023 ma si valuteranno anche il fondo di solidarietà, quota 100, opzione donna e riscatti di periodi non coperti da contribuzione. Il confronto dovrebbe iniziare il 14 febbraio mentre il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Nunzia Catalfo ha comunicato che convocherà i vertici di Unicredit  il 21 febbraio. 

Come scrive Il Corriere, dietro a questa decisione si nasconde l’attività degli sportelli dimezzata e il calo del 55% delle operazioni effettuate in filiale (prelievi, pagamenti, bonifici), 20,3 milioni di operazioni in meno rispetto al 2016 . Negli ultimi anni sono aumentati i clienti che usano i canali online, per questo la banca ha deciso di puntare maggiormente alla digitalizzazione dei processi. 

I sindacati non ci stanno

I sindacati nel frattempo parlano di cifra inaccettabile. Secondo il segretario generale della Fisac-Cgil, Giuliano Calcagni: “Oltre a ritenere il numero di esubero dichiarato spropositato chiederemo verifica sui livelli occupazionali e sullo stato delle agenzie in chiusura, ci aspettiamo risposte che contemperino oltre a un numero adeguato di assunzioni soluzioni condivise su tutti gli argomenti del piano industriale’.

 

«Non siamo disposti a discutere di esuberi se contemporaneamente non si parlerà anche di assunzioni» ha invece ribattuto il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani. Mentre per Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, l’atteggiamento di Unicredit è inaccettabile. 

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