Dopo la tariffazione a 28 giorni e le telefonate ad ogni ora da parte delle compagnie telefoniche, temi che hanno tenuto banco per molto tempo, ora c’è un nuovo allarme legato ancora agli operatori telefonici. Stavolta si tratta di servizi a pagamento aggiunti all’insaputa del cliente.

Servizi a pagamento all’insaputa dei clienti

Qualcuno ha parlato di un vero e proprio business visto il giro d’affari che muove. Nella pratica, l’utente, ignaro, cliccando su alcuni banner pubblicitari, finisce su una landing page strutturata e senza volerlo si ritroverà con addebiti sul credito senza che, non di rado, gli utenti neppure si accorgono dell’inghippo.

Spesso ci si accorge di quanto accaduto solo quando arriva l’sms che avverte che del credito esaurito e a quel punto ci si chiede come sia possibile. A tal proposito si parla di vera e propria “frode informatica”.

Come riporta today.it, sono intervenute anche Procura e Guardia di Finanza, le quali hanno scoperto che alcuni noti operatori telefonici hanno attivato sui cellulari degli utenti dei servizi mai richiesti e che questi non avevano appunto mai voluto. Ad intervenire anche AGCM, a cui sarebbe stata inviata una lettera.  Al momento ci sono 11 indagati. Le fiamme gialle hanno portato a termine una vasta operazione a tutela dei consumatori contro le attivazioni fraudolente di servizi a pagamento sul conto telefonico“. Nella pratica bastava un click sbagliato su un link per vedersi il credito svuotato. A finire nella truffa migliaia di utenti di  tre note compagnie telefoniche “a cui sono stati accreditati importi non dovuti per attivazioni indebite dei cosiddetti servizi a valore aggiunto, Vas, sul proprio dispositivo mobile” come ha fatto sapere la Gdf. 

Business da 12 milioni di euro

L’inchiesta ha messo in luce che le compagnie ogni settimana o ogni mese riscuotevano i soldi dal credito degli ignari utenti, dopo aver attivato dei servizi a pagamento mai richiesti.

Ecco perché, non di rado, i clienti neanche si accorgevano dell’inganno. Come spiegano dalla Gdf, “Bastava visitare una pagina web, talvolta con l’inganno di fraudolenti banner pubblicitari e, senza far nulla e ci si ritrovava istantaneamente ad essere abbonati ad un servizio che prevede il pagamento di una somma di denaro sul conto telefonico”. Una pratica che è stata portata avanti anche durante il lockdown e che avrebbero fatto guadagnare 12 milioni di euro, ora sotto sequestro.

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