Ha suscitato scalpore il post “ospitato” dal blog di Grillo sul tema dei “falsi amici”. In breve, come tutti ricorderanno, quelle poche righe accusavano il Fatto Quotidiano di essere organico al Pd, di essere apparsi come amici del Movimento 5 Stelle salvo poi pugnalarlo alle spalle. Al centro di tutto, le critiche che Scanzi e Travaglio hanno mosso al leader genovese sulla questione del reato di clandestinità e sul suo rapporto con i parlamentari. Un attivista di Torino ha scritto una lettera a Travaglio e Gomez.

Una lettera, c’è da dire, con toni molto diversi rispetto ai quelli del post dei “falsi amici”. I due giornalisti hanno risposto in quello che è apparso come un dialogo civile, ma hanno ribadito le loro idee.  

La lettera

Lo scritto è firmato da Valerio Bertola, attivista del Movimento 5 Stelle Torino. La lettera contiene una critica all’interpretazione del Fatto Quotidiano, che ha visto il post sul reato di clandestinità come un tentativo di ingerenza, come l’ennesima dimostrazione che Grillo vorrebbe dirigere in prima persona i parlamentari. Nella lettera si legge: “Mi sembra sfuggirvi che la questione principale posta da Grillo non è di merito, ma di metodo. Basta leggere il post per accorgersi che Grillo, pur esprimendo nel merito una opinione diversa dalla mia e da quella dei parlamentari, non ha nessuna intenzione di dettare la linea. Ha, se mai, obiettato al fatto che la linea fosse dettata dai soli parlamentari, ricordando che loro, in qualità di portavoce, dovrebbero limitarsi a rappresentare le opinioni dei cittadini”. Infine, è presente una “critica alla critica”, espressa da Travaglio, secondo il quale male fa Grillo a pretendere una consultazione sul blog ogni qual volta vi è da affrontare una questione non presente nel programma. Semplicemente, il web è troppo lento per far fronte alla vita parlamentare. L’attivista spiega che non occorre una piattaforma per discernere il pensiero della gente: basta leggere i commenti sui social network e sul blog.

 

La risposta

Travaglio e Gomez (la contro-lettera è fimata da entrambi) esordiscono spendendo parole positive riguardo al tentativo del Movimento 5 Stelle di introdurre elementi di partecipazione popolare nelle istituzioni. Mettono in guardia, però, dai rischi del web, che non sono rischi – per così dire – “ontologici” ma semplicemente pratici. Allo stato attuale, internet non è sufficiente e occorre affidarsi alla tradizionale iniziativa parlamentare. Non è detto che lo sia nemmeno in futuro, ma si vedrà: “Allo stato l’idea di poter consultare ogni volta la Rete o la base, e di farlo in maniera quasi istantanea o preventiva, è velleitaria. Inoltre è tutto da dimostrare che, anche quando la tecnologia lo consentirà, i cittadini o gli iscritti al Movimento saranno davvero interessati a esprimere il loro parere su ogni singolo emendamento o iniziativa parlamentare”. Di seguito, le critiche a Grillo e a Casaleggio. Critiche diverse, questa volta: non sull’ingerenza e sulle velleità di comando, bensì critiche sul loro operato. Il loro errore più grande è stato non occuparsi di un tema. “Su un tema importante come l’immigrazione il Movimento, Grillo e Casaleggio, non si sono però ben comportati durante la stesura del programma. Ignorare la questione è stato un errore. Come era accaduto in altri casi, per elaborare una strategia sarebbe stato bene incontrare esperti, volontari, cittadini, immigrati”. E il perché è chiaro, almeno secondo i giornalisti del Fatto Quotidiano: il tema divide e hanno scelto di non prendere posizione per paura di scontentare una parte di elettorato.