Fa discutere la proposta della tassa sulla plastica che potrebbe essere introdotta nella prossima Legge di Bilancio. La plastic tax rientra a pieno titolo nelle strategie della Ue di ridurre la plastica e in generale l’inquinamento provocato dai rifiuti e dal cattivo smaltimento. Obiettivo primario, dunque, scoraggiare all’utilizzo dei prodotti in plastica monouso.

Il vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani, su Rai 3, ha tal proposito dichiarato che “Non ci sarà la tassa sulle merendine né l’aumento del gasolio mentre ci sarà una forma di tassazione per scoraggiare l’uso della plastica inquinante”.

Chi colpirà la tassa sulla plastica

Tra gli scopi della tassa c’è sicuramente quello di arrivare a obiettivi di riciclabilità imballaggi dal 2025 nonché l’estensione della responsabilità alle aziende produttrici. La plastic tax interesserà direttamente le aziende che producono imballaggi ma indirettamente anche i consumatori che saranno così scoraggiati dall’usare piatti usa e getta e posate ma anche cotton fioc e bottigliette, questo perchè il prezzo aumenterà sensibilmente. 

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Stangata per le famiglie e posti di lavoro

Il fattore prezzo sembra essere l’elemento scoraggiante secondo alcune associazioni di categoria e forze politiche. Dal direttivo di Forza Italia, ad esempio, fanno notare che “una bottiglia di plastica pesa circa 35 grammi, le confezioni da 6 bottiglie compreso l’involucro pesano 230-235 grammi. Con la tassa sulla plastica che imporrebbe appunto un balzello di 0,60 euro per ogni chilo, le 6 bottiglie andrebbero a costare 13-14 cent in più. Se si prova a moltiplicare quella cifra per 90-100 cartoni, quanti se ne possono consumare in un anno, si scoprirà che ogni famiglia spenderà fra 120-140€ in più all’anno“.

A criticare la tassa c’è anche Unionplast, associazione di categoria dei trasformatori di materie plastiche, secondo cui il balzello rischia di affossare la competitività del settore.

A tal proposito, il presidente Luca Iazzolino, ha fatto notare come già oggi si stiano intraprendendo soluzioni sostenibili visto che il 15% della plastica proviene dall’economia circolare.  

Con la plastic tax a rischio ci sarebbero anche svariati posti di lavoro: Produrre una tonnellata di plastica per imballaggi costa circa 1000 euro e la ventilata ipotesi di una tassa aggiuntiva del 20% metterebbe a rischio il futuro di 50.000 lavoratori e di 2000 imprese” ha fatto notare Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil parlando appunto della necessità di evitare un disastro sociale e produttivo. 

Anche secondo Corrado Dentis, presidente del consorzio Coripet, che si occupa del riciclo delle bottiglie in Pet, la plastic tax non aiuterebbe davvero l’ambiente in quanto si accanirebbe sugli imballaggi riciclabili oltre  frenare la crescita dell’economia circolare.

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