La Super League prende forma e in assenza di accordo con la UEFA, il nuovo torneo di calcio europeo partirebbe già dal settembre prossimo. Ma il progetto rischia di collassare dopo che Chelsea e Manchester City hanno segnaato l’intenzione di abbandonare e Atletico Madrid e Barcellona le seguirebbero. Il presidente Florentino Perez, ex boss del Real Madrid, prospetta una vera rivoluzione del prodotto, iniziando dalle partite. Non dovrebbero durare 90 minuti, ma meno. E la spiegazione è laconica: i giovani trovano la durata attuale troppo lunga.

E che vi sia un problema di seguito del calcio proprio tra i giovani è cosa risaputa da tempo.

Non solo le partite di Super League sarebbero accorciate, ma rese un po’ più interattive. Ad esempio, l’arbitro sarebbe dotato di un microfono, così che i telespettatori riescano a seguire ciò che gli viene comunicato all’orecchio. Una sorta di adattamento del calcio ad alcune abitudini della Formula Uno, quando le scuderie comunicano con i piloti a microfoni aperti al pubblico. Ma il VAR, assicura Perez, resterà.

C’è anche il progetto di porre un tetto agli stipendi dei calciatori attraverso un “salary cap” pari al 55% dei ricavi. E questa sarebbe un’interessante novità nel panorama calcistico europeo, che nei fatti avvicinerebbe la Super League al modello NBA. Ad oggi, la UEFA non fissa alcun tetto agli stipendi, semmai alle società che hanno infranto il Fair Play Finanziario raccomanda di non superare il limite del 70% dei ricavi. Dunque, gli stessi club fondatori della Super League si darebbero una regolata, concordando l’ammontare massimo da spendere in stipendi. Del resto, l’attesa crescita del fatturato potrebbe far continuare a lievitare i loro ingaggi.

La Super League smuove la UEFA

Intanto, la UEFA sta cercando di reagire. Le indiscrezioni parlano di un accordo con il fondo britannico Centricus da 6 miliardi di euro, superiore ai 4,2 miliardi di cui si era parlato fino alla vigilia dell’annuncio della Super League.

A tanto ammonterebbe il finanziamento del nuovo format di Champions League. Un passo in avanti che Nyon compirebbe per venire incontro alle esigenze di monetizzazione delle società, specie quelle grandi con costi enormi da sostenere per restare competitive sul piano europeo.

Nell’insieme, le 12 società fondatrici della Super League risultano indebitate per 2,75 miliardi di euro netti al 30 giugno 2020. La situazione da allora è certamente peggiorata, se si pensa che solo il Milan abbia chiuso la scorsa stagione in rosso di quasi 195 milioni. E la pandemia allora incise solo sugli ultimi tre mesi di campionato, mentre nella stagione in corso nessuna partita si è giocata a porte aperte.

Confermato il format di Super League. Saranno 15 le squadre fisse – oltre alle 12 fondatrici dovrebbero arrivarne altre 3, i cui nomi restano per il momento ignoti – e altre 5 verranno “invitate” sulla base dei meriti sportivi. Si dovrebbe optare per la prima classificata dei primi cinque campionati europei. Chiaramente, se le prime classificate sono squadre già in Super League, l’invito riguarderebbe quella immediatamente successiva.

La reazione contraria dei tifosi

Un azzardo, non c’è che dire. I tifosi stanno reagendo piuttosto negativamente sui social. L’assenza di meritocrazia nell’accesso al torneo più importante non convince. Moltissimi lamentano la negazione di quei valori fondanti del calcio europeo, svilito dalla nascita della Super League per ragioni squisitamente finanziarie. Governi e UEFA stanno facendo leva proprio su questo aspetto per contrastare il progetto, consapevoli che solo così riuscirebbero a fermare una rivoluzione distruttrice dei vecchi equilibri consolidato nell’industria calcistica.

Non resterebbe che verificare la reazione concreta all’atto dell’eventuale debutto del nuovo torneo a settembre. Quanti sarebbero coloro che si abbonerebbero alla Super League e quanti rinuncerebbero a seguire la Champions? La speranza dei 12 big è che l’opposizione veemente di questi giorni non sia seguita dai fatti.

Insomma, i tifosi stanno stracciandosi le vesti dinnanzi alla nuova offerta, ma probabile che alla fine la accetteranno per ragioni di puro pragmatismo.

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