Tante novità arrivate in pochi giorni dal mondo delle “criptovalute” e che hanno spinto le quotazioni di Bitcoin ai nuovi massimi storici, superando il precedente record attorno ai 65.000 dollari dell’aprile scorso. Anzitutto, la Securities and Exchange Commission (SEC), la Consob americana, ha dato il suo via libera al primo ETF per futures in Bitcoin. Il passo era atteso da anni e finalmente è arrivato durante la scorsa settimana. Secondariamente, il presidente russo Vladimir Putin ha aperto alla possibilità che in un futuro non lontano i Bitcoin possano essere usati per comprare petrolio sui mercati internazionali.

Infine, debutta negli USA il primo ETF per future in Bitcoin, che si chiama ETF ProShares Bitcoin Strategy, in sigla BITO.

Bitcoin come asset contro l’inflazione

E così, la quotazione di Bitcoin nel corso della seduta di mercoledì scorso superava i 66.000 dollari, segnando un rialzo di oltre il 120% da inizio anno e capitalizzando a circa 1.240 miliardi di dollari. E’ in questo contesto che Crypto Smart (www.cryptosmart.it) sta vincendo la scommessa dei suoi fondatori. Essa si basa sulla convinzione che nei prossimi anni il mercato avrà bisogno di un asset che tuteli i capitali dall’erosione monetaria. Le banche centrali stanno stampando moneta a ritmi elevati e preoccupanti. I tassi d’inflazione sono già saliti ai massimi da decenni e il ritiro degli stimoli monetari sembra fuori discussione per non provocare una crisi di solvibilità dei debiti sovrani e corporate.

Il gestore di fondi Paul Tudor Jones ha dichiarato nei giorni scorsi che, a suo avviso, il mercato starebbe guardando a Bitcoin più che all’oro per il momento per proteggersi dall’inflazione. Parole interessanti, che confermano l’appeal crescente che le “criptovalute” stanno avendo tra gli investitori istituzionali, vale a dire la finanza tradizionale. Crypto Smart non può ovviamente e né intende garantire che l’andamento futuro delle quotazioni rispecchi quello passato.

Ad ogni modo, ciò che sta accadendo ha dello straordinario: in brevissimo tempo siamo passati dalla minaccia delle principali autorità finanziarie e governative mondiali contro le “criptovalute” alla loro accettazione.

Crypto Smart vede minori rischi legali

Sta venendo meno uno dei principali argomenti dei detrattori di questo mondo: i rischi legali. In molti sinora hanno sconsigliato gli investimenti in Bitcoin, Ethereum, ecc., sull’assunto che prima o poi uno o più governi finiranno per mettere al bando queste valute digitali. Se l’atteggiamento della Cina è andato in tal senso, non lo stesso può dirsi dell’America. E’ vero che la SEC non ha ancora autorizzato un vero ETF per Bitcoin, bensì un ETF che scommette sui future per Bitcoin, che è diverso. In questo modo, il fondo non si espone direttamente alla “criptovaluta”, limitandosi a sfruttarne le variazioni di prezzo. Ma sembra difficile immaginare che le autorità americane, dopo avere avallato una simile scelta, che sottintende un riconoscimento ufficioso dell’asset sottostante, nel prossimo futuro opti per vietarne il trading.

Man mano che i flussi di denaro dalle principali case d’investimento arriveranno, Bitcoin diverrà molto meno volatile, che è l’altra grossa argomentazione in mano ai contrari alle “criptovalute”. E questo significherebbe investire in un asset finanziario non dissimile per rischi da quelli tradizionali (azioni, obbligazioni, fondi, ecc.), ma che ha dalla sua un vantaggio dirimente: essere deflattivo. A differenza di tutto ciò che è denominato in una qualche moneta fiat, inflazionata da chi la emette, la quantità di Bitcoin in circolazione è fissata da un algoritmo e può arrivare a un massimo già noto tra poco meno di 120 anni. L’incremento della domanda non farà che aumentarne la quotazione, essendo impossibile che l’offerta si adegui. Per questo Crypto Smart vede vantaggi da questo business.