Sarà capitato quasi ad ognuno di noi di sedere all’interno di uno Starbucks, il gigante delle caffetterie con sede a Seattle. Oggi Starbucks è divenuta un’azienda internazionale, con locali sparsi in tutto il mondo. Da Città del Capo a Tokyo, passando per Europa e Stati Uniti. Nell’immaginario collettivo, Starbucks viene identificata come un punto di riferimento importante rispetto a tante altre multinazionali presenti oggi a livello globale. In questi anni, la catena di caffetterie USA ha sempre dato di sé l’immagine di azienda attenta alle questioni ambientali e ai diritti delle comunità LGBT e dei migranti.

Il reportage svizzero su Starbucks

Di recente, la tv pubblica della Svizzera ha girato un reportage con una telecamera nascosta all’interno di uno Starbucks di Parigi. La telecamera ha immortalato un colloquio tra il direttore e un neo impiegato, durante il quale il responsabile “invita” la persona da poco assunta a servire il cliente in meno di 3 minuti. “Dobbiamo essere un po’ come dei robot” afferma il direttore nel corso del video trasmesso in onda sulla tv svizzera. All’interno del documentario girato dalla tv pubblica elvetica, di cui parla in un recente articolo anche Repubblica,  ha trovato spazio anche un’intervista rilasciata da un ex dipendente di Starbucks, il quale ha denunciato la pressione a cui vengono sottoposti i lavoratori.

Lavoratori come azionisti e la contraddizione sulle cannucce

Quest’ultimi sono considerati alla stregua di veri e propri azionisti di Starbucks, ricevendo costantemente inviti da parte dei responsabili a migliorare le vendite. Prima di lasciare la caffetteria in cui lavorava, l’ex dipendente intervistato dalla tv svizzera per il documentario “Starbucks senza filtro, dietro le quinte del caffè”, ha messo in luce una delle contraddizioni dell’azienda riguardo al tema ambientale. Da una parte viene fatta la promessa di abolire la cannuccia di plastica entro il 2020, dall’altra parte però continuano ad essere vendute 4 miliardi di tazze all’anno non biodegradabili.

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