Il Consiglio dei ministri di martedì sera ha licenziato il testo della legge di Stabilità per il 2020 “salvo intese”, espressione non nuova con i due governi a guida Giuseppe Conte. Tensioni nella maggioranza tra Italia Viva di Matteo Renzi e Movimento 5 Stelle sul capitolo della lotta al contante. I ministri “grillini” si sono battuti per abbassare la soglia massima per i pagamenti cash dai 3.000 euro a cui era stata alzata solamente da quest’anno (la “coerenza” dei 5 Stelle si fa ogni giorno più nitida) ai 1.000 euro vigenti prima del governo Renzi.

Alla fine, si è giunti al classico compromesso all’italiana: soglia ridotta a 2.000 euro per il 2020 e 2021 e a 1.000 euro dal 2022.

Ma la lotta al contante prosegue all’insegna di quel piano denominato dal premier “Italia Cashless”, che include sanzioni di 30 euro ai negozianti e liberi professionisti che si rifiutino di accettare pagamenti con carta di credito o bancomat ai POS, a cui si aggiunge il 4% dell’importo della transazione oggetto del diniego. Italia Viva avrebbe voluto contestualmente azzerare le commissioni sulle carte di credito per avallare in cambio l’abbassamento della soglia, ma questo provvedimento non è stato adottato.

Infine, torna il tintinnio di manette per i grandi evasori, le cui dichiarazioni fraudolente comporteranno una pena detentiva fino a 8 anni, anche se chiaramente sul punto vi saranno approfondimenti. In tutto, il capitolo sulla lotta all’evasione fiscale dovrà far introitare allo stato 7 miliardi di euro, un importo a dir poco elevato e che difficilmente può essere preventivato, dipendendo dalla capacità degli agenti del fisco di scovare gli evasori. Ad ogni modo, la strada per l’abolizione del contante è stata spianata.

Lotta al contante punizione contro il settore privato

A cosa serve riportare a 1.000 euro la soglia massima per i pagamenti cash? A lottare contro l’evasione fiscale? Per niente. Pensate per caso che chi volesse evitare di dichiarare al fisco una data somma incontri problemi insormontabili nel rateizzare i pagamenti o effettuare un maggiore numero di prelievi? Immaginate di dover pagare 5.000 euro a una ditta per lavori di ristrutturazione presso la vostra abitazione.

Fino alla fine di quest’anno, sarà possibile utilizzare il contante fino a 3.000 euro e per la somma eccedente si dovrà effettuare un secondo pagamento separato. Dal prossimo gennaio, si renderanno necessari tre pagamenti, cioè 2 da 2.000 euro ciascuno e un terzo da 1.000 euro. Dal 2022, saranno 5 da 1.000 euro ciascuno. Certo, la vita per chi vorrà continuare a sfuggire al fisco si farà meno facile, ma non impossibile.

Se pensate che un simile provvedimento farà incassare allo stato un solo euro in più vi sbagliate. E allora, a cosa serve? Semplicemente a preparare gli italiani all’abolizione del cash. Di questa maggioranza fanno parte componenti, come quella più a sinistra che fa capo all’ex ministro Pierluigi Bersani, che già sotto il governo Monti invocavano l’obbligo di pagare in modalità tracciabile sin sopra i 100 euro. L’esecutivo, salvo rare eccezioni assai minoritarie, è retto da una maggioranza parlamentare che trasuda odio per il settore privato, per quel mondo delle piccole e medie imprese, dell’artigianato, del commercio e finanche dei lavoratori dipendenti, che sfuggono al controllo assoluto dello stato.

Fine del contante serve a stato e finanza

L’abolizione del contante è diventato il vero imperativo della sinistra italiana, certamente nel nome della voracità fiscale, ma anche e forse, soprattutto, della supremazia dello stato sul cittadino e sulle sue scelte di consumo, investimento e risparmio. Le banche reclamano di girare ai clienti i tassi negativi imposti loro dalla BCE. Anziché indignarsi, la stessa area politica che invoca l’Italia “cashless” finge di non sentire e nemmeno di capire, ma i due progetti sono tra di loro complementari, perché solo obbligando gli italiani a detenere sui conti tutto il denaro incassato da qualsivoglia fonte si consentirà alle banche di fare il bello e il cattivo tempo e alla banca centrale di varare qualsiasi misura di politica monetaria senza temere seriamente fughe di capitali.

L’abbassamento a 1.000 euro del limite per pagare in contanti svela il mercimonio in corso tra finanza, stato e grande impresa, tutti alla ricerca di grandi risorse a costo nullo a cui attingere per finalità che nulla hanno a che vedere con il famoso bene pubblico di cui dissertano alle conferenze programmatiche e nei salotti televisivi dei conduttori compiacenti. Dopo i 1.000 euro, si punterà ai 500 e dopo ancora ai 100 euro. Si colpevolizzeranno di volta in volta il barista, l’idraulico, il dipendente in nero per le voragini dei conti pubblici, così da giustificare il ricorso crescente a misure lesive della libertà personale, com’è l’uso del contante. Che in Germania, non certo un paese sottosviluppato e retrogrado, la Bundesbank ha definito essere “un diritto umano” non più tardi di qualche anno fa.

 

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