Lo smart working diventerà una misura strutturale a partire dal 2021, grazie a un’apposita riforma del lavoro. L’annuncio è di qualche ora fa, dopo la presentazione di un disegno di legge di Valentina Barzotti (Movimento 5 Stelle) collegato all’articolo 90 del decreto rilancio, attraverso cui si vuole rendere lo smart working strutturale quando il coronavirus sarà ormai un lontano ricordo. Nel solo 2020, complice l’esplosione della pandemia di covid-19, oltre 4 milioni di lavoratori si sono ritrovati a lavorare in smart working.

Un numero nettamente superiore rispetto a quello del 2019, quando invece si erano contati poco più di 500 mila lavoratori.

Dipendenti pubblici, nel 2021, il 60% lavorerà in smart working

La Pubblica Amministrazione vedrà salire ancora la percentuale di dipendenti che opereranno da remoto: dal 50% di quest’anno, si passerà al 60% a partire da inizio 2021, al termine cioè della situazione di emergenza collegata al coronavirus (nel fine settimana il governo ha prorogato lo stato di emergenza di ulteriori 6 mesi, ponendo come data ultima quella del 31 dicembre 2020). In numeri, si parla di circa 2 milioni di dipendenti pubblici impegnati nel lavoro agile quest’anno, valore che aumenterà del 10% nel 2021, per un incremento dunque pari a 200 mila unità.

“Limiti imprescindibili tra lavoro e vita privata”

L’onorevole Valentina Barzotti del Movimento 5 Stelle è consapevole che per la rivoluzione dello smart working occorra un cambio mentale radicale tra i lavoratori e gli stessi capi d’azienda. Inoltre, la deputata grillina è consapevole che il lavoro agile da casa dovrà essere regolato in modo tale che non vengano infranti i “limiti imprescindibili tra lavoro e vita privata”. In un recente approfondimento sul tema realizzato dalla divisione italiana di Business Insider, si segnala l’interessante intervento di Enrico Noseda (Cariplo Factory), il quale sottolinea come oggi sia fondamentale valutare non tanto le ore trascorse dietro la scrivania quanto i risultati raggiunti.

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