Se c’è un aspetto della vita sociale che l’emergenza Covid ha del tutto stravolto, questo è il lavoro. In pochi mesi, siamo passati da una concezione tradizionale a una innovativa e considerata per certi versi futuristica fino all’inizio dell’anno. Lo “smart working” ha fatto irruzione nelle case di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, che di necessità hanno dovuto fare virtù. E in ogni rivoluzione, chi s’ingegna vince. Quante volte avete sognato ad occhi aperti di vivere su un’isola paradisiaca, tra mare, cocktail e bel tempo tutto l’anno, lavorando da remoto senza abbigliamento formale, bensì in costume e ciabatte? Adesso, per molti diventerà realtà.

Smart working “in vacanza” alle Barbados: visto gratis di 12 mesi

A luglio, le Isole Barbados hanno lanciato un visto speciale di 12 mesi per gli smart workers. Potranno compilare la domanda (clicca qui per accedere al form online) per venire a lavorare in questo splendido angolo dei Caraibi, ma dovranno rispettare alcune condizioni di base. Anzitutto, i richiedenti dovranno dimostrare di potersi sostentare autonomamente e di percepire redditi annui almeno di 50 mila dollari, qualcosa come circa 40 mila euro. Dovranno, poi, versare al fisco locale un’imposta annua di 2.000 dollari, che sale a 3.000 per il caso in cui ci si porti dietro la famiglia. Infine, bisogna contrarre una polizza sanitaria per godere dell’assistenza sull’isola. Nel caso in cui se ne sia sprovvisti, si può aderire a una delle offerte delle compagnie in loco.

Tra le altre condizioni legate alla contingenza pandemica, l’obbligo per chi arriva da luoghi ad alto rischio Covid di arrivare in aeroporto con il tampone già fatto, mentre gli altri avranno qualche giorno di tempo per sottoporsi al test. La risposta di accettazione alla domanda è garantita entro una settimana. Il visto è rinnovabile dopo il primo anno, consentendo allo smart worker di abituarsi a cultura e usanze del luogo e decidere successivamente se intende proseguire la sua esperienza.

Per le Isole Barbados, un modo per attirare stranieri più o meno facoltosi in una fase di crisi. Il turismo è importante qui, sebbene l’economia si sia diversificata e ormai è largamente dipendente dai servizi. Inoltre, le basse tasse hanno reso quest’angolo del mondo un paradiso anche fiscale, divenuto sede di svariate multinazionali e società finanziarie.

La piena indipendenza da Londra

Vivere alle Barbados, tuttavia, non è così a buon mercato. L’isola è lunga sui 35 km e larga poco più di 20 e ospita 287 mila abitanti, noti come “Bajans”. La città più densamente popolata è Bridgetown, ma le località più rinomate in cui vivere sono quelle costiere, dove l’affitto di una casa per due persone e di circa 85 metri quadrati varia mediamente dai 400 ai 1.000 euro al mese. Il costo della vita, poi, non è molto economico, perché la gran parte dei beni è d’importazione.

I cittadini britannici non hanno bisogno di alcun visto, in quanto le Isole Barbados, pur indipendenti dal Regno Unito dal 1966, fanno parte del Commolwealth, il raggruppamento che include tutte le ex colonie britanniche. Eppure, in questi giorni è arrivata una brutta sorpresa per Sua Maestà la Regina Elisabetta II. Il premier Mia Mottley ha comunicato a Londra che intende trasformare l’isola in una repubblica entro l’anno prossimo, prima del compimento dei 55 anni dall’ottenimento dell’indipendenza.

La monarchia verrebbe formalmente abolita e la figura della regina sostituita con un capo di stato locale, ha dichiarato Mottley. Da Buckingham Palace non commentano, sostenendo che si tratti di un affare che riguardi il governo di Londra e quello delle Barbados. Non è la prima volta che tale rivendicazione venga esplicitata, anche se stavolta sembra che si faccia sul serio.

Se così fosse, l’isola si aggregherebbe alla Guyana, Trinidad e Tobago e Dominica, tutte ex colonie trasformatesi in repubbliche negli ultimi decenni. Uno smacco per la Royal Family, ma nulla cambierebbe per lo smart worker, che verrebbe a lavorare alle Barbados per godersi il sole tutto l’anno e le acque cristalline, non certo per occuparsi della forma istituzionale dell’isola.

La Regina Elisabetta II segna un record, il suo è il regno più lungo

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