Ultimo giorno di commissariamento per Eurovita, la compagnia assicurativa le cui polizze sono state “congelate” il 7 febbraio scorso fino alla giornata di oggi per l’appunto. Tecnicamente, si renderebbe necessario entro oggi un provvedimento per l’amministrazione straordinaria di un anno, rinnovabile per un altro anno. Sarà adottato dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy guidato da Adolfo Urso e su richiesta dell’IVASS, authority del mercato assicurativo italiano. Tuttavia, martedì 28 c’è stato un incontro al Ministero dell’Economia tra il ministro Giancarlo Giorgetti e i rappresentanti di diverse banche e assicurazioni nazionali.

Tra queste c’erano Banca Fideuram, FinecoBank, Sparkasse e Credito Emiliano.

Il governo ha fatto pressione sul sistema finanziario domestico, affinché provveda a garantire il salvataggio di Eurovita. Servono 300 milioni di euro, ma dopo che un colosso come Generali si è sfilato, sembrava che una soluzione fosse introvabile. Invece, proprio la riunione avrebbe esitato il via libera. Anche big come Poste Italiane e Intesa Sanpaolo sarebbero della partita. Il sistema bancario e quello assicurativo hanno chiaro che un eventuale crac di Eurovita avrebbe effetti dannosi per tutti. E dopo quanto accaduto negli Stati Uniti con SVB, la vicenda si è fatta ancora più preoccupante per le similitudini con la banca californiana.

Anche Eurovita registra una liquidità insufficiente dopo avere investito in asset dai prezzi svalutatisi e con rendimenti rivelatisi bassi, alla luce della stretta sui tassi d’interesse nell’ultimo anno. Il “buco” ha accelerato i riscatti delle polizze da parte dei clienti, il corrispettivo della corsa agli sportelli nelle banche. Proprio per evitare che la liquidità di Eurovita risultasse insufficiente a provvedere a tali riscatti, ecco arrivato il “congelamento” di febbraio.

Polizze Eurovita bloccate anche con salvataggio?

Anche se con ogni probabilità si andrà verso l’amministrazione straordinaria, questa durerebbe per il tempo necessario a procedere con il salvataggio.

Ma non mancano i timori. Una volta che il riscatto delle polizze sarà reso possibile, non c’è il rischio che i 350.000 risparmiatori corrano a ritirare i 15,3 miliardi investiti? E con quali soldi sarebbe possibile fronteggiare una mole così grande di disinvestimenti? Per questo serve non solo una soluzione tecnica, ma anche rassicurante per la clientela e che offra condizioni appetibili contro il rischio riscatti. E’ anche vero, però, che rimpiazzare i vecchi prodotti con nuovi più in linea con i rendimenti di mercato implicherebbe pur sempre la necessità per Eurovita di disinvestire e registrare così perdite anche elevate.

In sostanza, il salvataggio sarà reale solo quando e se il mercato lo recepisse come tale. Forse è per questo motivo che il sistema bancario-assicurativo tentenna nello sborsare una cifra, tutto sommato, modesta. Il problema non è trovare 300 milioni, bensì capire cosa possa accadere un attimo dopo. Quel denaro serve per riportare Eurovita a livelli di liquidità sopra i limiti regolamentari, ma se i clienti ignorassero gli sviluppi e dopo la paura del “congelamento” corressero a frotte a richiedere indietro l’investimento, tutto si rivelerebbe inutile. Il salvataggio potrebbe, quindi, non tradursi nello “scongelamento” immediato delle polizze.

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