Di recente Luigi Di Maio ha rilanciato la proposta del salario minimo, riguardo alla quale si è espresso in maniera negativa Andrea Garnero, economista dell’Ocse, critico contro la misura voluta dal Movimento 5 Stelle (ne abbiamo parlato un paio di giorni fa, come ricorderete). In merito all’argomento, Il Sole 24 Ore nella figura del giornalista Alberto Magnani ha realizzato un approfondimento sul minimum wage, l’espressione inglese con cui il salario minimo è conosciuto nel Vecchio Continente. L’analisi compiuta dal quotidiano economico milanese pone l’accento sulle differenze concrete all’interno della stessa Europea, in particolare da Ovest a Est (quando noi siamo abituati al divario tra Nord e Sud).

Come funziona il salario minimo in Europa

La misura del salario minimo in Europa è adottata da 22 Paesi su un totale di 28 nazioni. Oltre a ciò, fa riflettere soprattutto la differenza dell’importo assegnato come retribuzione oraria minima ai lavoratori dei Paesi appartenenti all’Europa dell’Est, rispetto a quelli dell’Europa occidentale. Soltanto per citare gli opposti, la paga minima oraria di un lavoratore della Bulgaria è di 1,62 euro, mentre quella di un lavoratore del Lussemburgo corrisponde addirittura a 12 euro. Un divario enorme, che si evidenzia (come logica vuole) anche nelle retribuzioni mensili.

A guidare la speciale classifica del reddito minimo mensile è ancora il Lussemburgo, con uno stipendio da 2.071 euro. Al contrario, in Bulgaria, Romania, Lettonia e Ungheria non vengono superati i 500 euro. Se la passano decisamente meglio francesi, tedeschi e olandesi, dove il salario minimo corrisponde al triplo, se non al quadruplo. In Francia lo stipendio mensile di un lavoratore che accede al salario minimo è pari a 1.521 euro, qualcosa di più in Germania, dove vengono portati a casa 1.557 euro. Fanno meglio di Francia e Germania rispettivamente le nazioni di Beglio, Olanda e Irlanda, dove rispettivamente un lavoratore percepisce minimo 1.594 euro, 1.616 euro e 1.656 euro.

Al momento, l’Italia è uno dei sei Paesi che ha scelto di non attivare il salario minimo. Insieme al Bel Paese ci sono anche Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia e Cipro.

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