In un interessante approfondimento pubblicato dal Sole 24 Ore, si è affrontata una questione poco conosciuta tra le masse ma che invita a più di una riflessione: per ogni euro speso dalle nostre famiglie italiane, soltanto una cifra compresa tra i 60 e 80 centesimi va a remunerare lavoro e capitali nazionali, la restante parte invece finisce per comprare e pagare il valore aggiunto straniero. E se si entra ancora più nel dettaglio, si scopre il 40 per cento della parte rimanente deriva dagli altri Paesi dell’Unione Europea.

Esempi

Il Sole 24 Ore riporta numerosi esempi riguardo a quanto appena detto. A seguire trovate la lista completa:

 

  • per ogni euro di pesce speso, soltanto 35 centesimi pagano il valore nazionale, gli altri 65 centesimi invece coprono quello straniero

  • per ogni biglietto aereo acquistato, soltanto il 37 per cento paga il valore di produzione nazionale, il resto invece va a pagare il valore di produzione straniera (tra cui il 19 per cento nei Paesi appartenenti all’Eurozona)

  • per ogni euro speso in farmacia, solamente 33 centesimi contribuiscono a pagare il valore nazionale, mentre i restanti 67 centesimi finiscono per pagare il valore di produzione straniera

 

Il discorso cambia invece quando ci si riferisce ai prodotti collegati alla scuola e alla formazione: in questo caso, la spesa per il valore di produzione nazionale raggiunge il 97 per cento. Lo stesso accade con l’acquisto di immobili: per ogni euro speso, 98 centesimi finanziano il valore della produzione italiana, soltanto 2 centesimi invece finiscono per pagare il valore straniero.

Cosa c’entrano i monopattini

Nel suo approfondimento, Il Sole 24 Ore fa poi una riflessione sugli incentivi promossi dal governo italiano per l’acquisto dei monopattini elettrici: in questo senso, afferma il quotidiano milanese, non si dà una mano al Pil italiano, dal momento che ciascun monopattino elettrico non ha nemmeno una singola componente realizzata nel nostro Paese.

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