Cristiano Ronaldo sempre più vicino alla Juventus, tanto che la stampa sportiva azzarda che Andrea Agnelli potrebbe presentarlo a sorpresa già domani ai tifosi. E il ricorso alla cabala si spreca. CR7 presentato il 7/7? Vedremo, ma i segnali che l’affare sembri vicino all’essere finalizzato si moltiplicano. Ieri, l’ad e direttore generale del club bianconero, Giuseppe Marotta, è stato avvistato a Piazza San Babila a Milano, nei pressi di un rinomato studio legale. Difficile non credere che la sua presenza meneghina non sia legata al colpaccio di cui si discute e per il quale sarebbero necessari i servigi dei migliori avvocati sul campo.

L’accordo sarebbe monstre: 30 milioni di ingaggio netto a stagione per 4 stagioni e il pagamento di una clausola rescissoria da 100 milioni al Real Madrid. Considerando lo stipendio al lordo delle tasse e le commissioni in favore dell’agente Jorge Mendes, l’acquisto dell’attaccante portoghese varrebbe complessivamente non meno di 350 milioni, se non di più.

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I 100 milioni della penale sarebbero ammortizzati in 4 anni, per cui inciderebbero negativamente sul bilancio societario per circa 25 milioni a stagione, i quali si andrebbero a sommare ai 60-70 milioni di ingaggio lordo. Risultato: costi in ascesa di una novantina di milioni a stagione. Sostenibile? Lo diranno i fatti. Le previsioni da ragioniere sono sempre abbastanza ridicole in questi casi. CR7 è un asset prezioso con i suoi 200 milioni di fan sui social. La sua pagina Facebook dispone di 122 milioni di like, il suo profilo Twitter conta 74,3 milioni di follower e quello Instagram 223.000. Se la Juve riuscirà ad averlo in rosa, inevitabili le ripercussioni positive anche sul piano dell’immagine, ossia dei quattrini in entrata.

Come vi abbiamo anticipato in questi giorni, dal ritocco dei prezzi dei biglietti allo stadio e dalle maggiori presenze dei tifosi tra gli spalti, la Juventus potrebbe ricavare alcuni milioni all’anno in più, a parziale compensazione dell’investimento realizzato.

Tuttavia, non sarebbe questa la strada percorribile per rendere l’acquisto sostenibile. I canali d’intervento saranno eventualmente altri due. Il primo riguarda gli sponsor. Ronaldo è testimonial di Herbalife, Armani, Tag Heuer, Castrol, EA, Sports, American Tourister e Nike. Che qualcuno di questi non decida di agevolare l’affare sponsorizzando anche il club torinese? E gli sponsor attuali della Juve non sgancerebbero qualcosa in più, in considerazione dell’accresciuto valore del brand bianconero? Certo, non sarebbero affatto tenuti a rinegoziare i contratti già stipulati, ma ragioni di buoni rapporti con la società calcistica finanziariamente più importante d’Italia inducono a pensare che marchi come Adidas, concorrenti di Nike, possano approfittarne per associare maggiormente il loro nome a una squadra che abbia tra i suoi calciatori un fenomeno come Ronaldo.

La carta Ferrari e il merchandising

E poi c’è Fiat Chrysler Automobiles, la casa automobilistica controllata dalla famiglia Agnelli, che agevolerebbe l’operazione con una sponsorizzazione collaterale. In realtà, si parla nelle ultime ore non tanto più di Jeep, come pure si era vociferato fino a ieri, quanto di Ferrari, società scorporata qualche anno fa dal resto del gruppo, pronta pare a farsi promuovere da CR7. Pagherebbe così parte almeno dei 100 milioni di penale o dell’ingaggio annuo? L’obiettivo vero del club sarebbe di non superare il deficit di 100 milioni di euro con il calciomercato estivo, una soglia che, toccata la quale, accenderebbe automaticamente i fari della UEFA. Pertanto, servono cessioni e per questo l’addio di Gonzalo Higuain sembra prossimo. Porterebbe 60 milioni nelle casse della società, abbassando a 40 milioni netti l’esborso per il cartellino del portoghese. E togliendo i quasi 14 milioni di euro di stipendio lordo per l’argentino e la presunta plusvalenza realizzata con la cessione, l’affare Ronaldo peserebbe sul bilancio per 55-60 milioni nel corso della prima stagione, senza considerare eventuali coperture da parte di terzi.

E allora, bisogna agire sul secondo canale più promettente: il merchandising. Dalla vendita di magliette, cappellini e quant’altro con lo sponsor dell’Adidas e tramite gli store Juve, la società riesce ogni anno a realizzare un margine di circa una decina di milioni di euro. Buoni, ma risultati certamente migliorabili. Immaginate se riuscisse a vendere circa mezzo milione di magliette all’anno in più nel mondo con il numero 7 di Ronaldo. Il giro d’affari s’impennerebbe e così anche il margine. Non solo coprirebbe l’ingaggio netto, ma espanderebbe finalmente la Juve in un segmento in cui, nel confronto internazionale, continua a restare debole. E il calcio italiano ha proprio bisogno di questo tipo di svolta per migliorare il fatturato, anche se la premessa risiede nella capacità di attirare a sé i fenomeni in voga sul mercato mondiale.

Un altro mercato, quello azionario, sembra crederci, tant’è che il titolo Juve è esploso in una settimana del 26%, arrivando a 82 centesimi e portando la capitalizzazione in borsa del club fino a un massimo di 825 milioni di euro nella seduta di ieri, ovvero circa 210 milioni in più rispetto a 7 giorni prima. E stamattina, in apertura di seduta, volava di un ulteriore 8,2% a 89 centesimi. Il segno che gli investitori stiano prendendo i rumors di questi giorni con atteggiamento molto positivo, allettati dalle prospettive di crescita dei ricavi bianconeri. A beneficiarne sarebbe tutta la Serie A per il suo maggiore appeal. E così, ieri le azioni della Roma sono volate di quasi il 9%, quelle della Lazio più del 6%. Qui, c’è in gioco il business di tutto il calcio italiano, che speriamo abbia toccato il punto più basso della sua storia con la vicenda stucchevole della vendita dei diritti TV di questi mesi.

E, anziché scavare, forse stiamo iniziando a risalire.

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