Un annuncio dei giorni scorsi da parte della Reserve Bank of India sta facendo tremare 1,4 miliardi di abitanti sulla Terra. L’istituto ha reso noto che ritirerà dalla circolazione la banconota da 2.000 rupie (circa 22,37 euro), il taglio più alto sinora emesso. La decisione è arrivata inattesa e ha rievocato in molti quanto accadde nel novembre del 2016. Dalla sera alla mattina, il premier Narendra Modi decise di mettere fuori corso legale le banconote da 500 e 1.000 rupie. Rappresentavano l’86% della moneta circolante nel paese, in valore.

Si crearono file immense dinnanzi alle banche, dove al di sopra di un certo ammontare i funzionari segnalavano i nomi dei possessori. Uno schema, quello messo in atto da Nuova Delhi, teso a contrastare la corruzione e l’economia sommersa.

Timori per caos demonetizzazione del 2016

Stavolta, le cose dovrebbero andare diversamente. Anzitutto, in valore la banconota da 2.000 rupie incide “solo” per il 10,8% del contante in circolazione, qualcosa come 3.620 miliardi di rupie (40,5 miliardi di euro). Da questo dato reso noto dall’istituto, deduciamo che in circolazione vi sarebbero quasi 1,8 miliardi di pezzi da ritirare, poco più di uno per abitante in media. E a differenza del 2016, stavolta questo taglio manterrà il suo valore legale anche dopo che sarà completato il ritiro. Comunque, gli indiani sono tenuti a portare in banca questi pezzi da 2.000 rupie entro il 30 settembre. Potranno o depositarli su un conto corrente o scambiarli con altri pezzi di importo minore.

Non si dovrebbe registrare il panico di sei anni e mezzo fa, seguito alla demonetizzazione del governo. Ciononostante si sono registrate ugualmente file davanti alle gioiellerie e a diversi negozi durante lo scorso fine settimana. Molte famiglie stanno cercando di sbarazzarsi delle banconote da 2.000 rupie acquistando oro e beni durevoli. Perché? Semplice, non vogliono rischiare di essere “schedati” in banca ed eventualmente segnalati al Fisco come potenziali evasori o, peggio ancora, criminali.

Per questa ragione gli economisti prevedono che la misura possa trainare i consumi domestici nei prossimi mesi, così come il prezzo internazionale dell’oro. Elettrodomestici, condizionatori, auto, gioielli e persino case. Questi sarebbero i beni che i grandi detentori di banconote di grosso taglio acquisteranno per mettersi al sicuro. E pensare che la banconota da 2.000 rupie fu emessa proprio in concomitanza con la demonetizzazione del 2016. L’89% di questi pezzi fu emesso prima del marzo 2017. Ci fu sin dall’inizio grande riluttanza tra gli indiani ad accettare un taglio così alto, come in un certo senso da noi con la banconota da 500 euro quando fu introdotta la moneta unica. Figuratevi adesso. Probabile che molti acquisti avverranno con un “sovrapprezzo”: rivenditori e gioiellieri accetteranno una banconota da 2.000 rupie a sconto, pretendendo cioè un margine per coprirsi dal rischio legale.

Banconota 2.000 rupie via, corsa all’oro?

E l’oro? Gli indiani ne vanno pazzi. L’anno scorso, ne hanno acquistato per 774 tonnellate, un sesto dell’intera domanda globale. Più che come bene d’investimento, il metallo qui è preferito come prodotto di gioielleria. C’è da scommettere che l’annuncio della banca centrale finirà per aumentare o almeno anticipare gli acquisti di gioielli in vista della Festa del Diwali in autunno. Pensate che in coincidenza con la stagione, che dà inizio alla stagione dei matrimoni, di solito le quotazioni internazionali tendono a salire per l’accresciuta domanda.

Chissà se lo scopo del premier Modi non sia proprio di stimolare ulteriormente i consumi in vista delle prossime elezioni politiche. Il subcontinente asiatico è atteso crescere più di ogni altra principale economia mondiale, compresa la Cina, nel prossimo decennio. Sfruttando le tensioni tra Cina e Russia da una parte e Occidente dall’altra, Nuova Delhi sta cercando di emergere quale centro di attrazione per i capitali e di importare materie prime al minimo costo possibile per rendersi più competitiva.

Misure come quella che riguarda la banconota da 2.000 rupie, però, rischiano di affievolire la fiducia dei cittadini verso lo stato. D’altra parte, rientrano nel programma di governo di Modi, intento a modernizzare l’India puntando sulla tecnologia e contrastando l’elevato sommerso.

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