Aggiornando le sue stime, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha tagliato le precedenti sulla crescita del pil in Italia, portandolo a meno dell’1% per quest’anno e all’1% nel 2017, in calo rispettivamente dal +1,1% e dal +1,25%. Ma la cattiva notizia non sarebbe nemmeno questa, perché l’istituto di Washington ha spiegato come sulla nostra economia incomberebbero rischi al ribasso, tali da consentire solo una ripresa molto graduale, dopo una “recessione profonda e prolungata”. Stando alle simulazioni dell’FMI, quindi, il nostro paese tornerebbe ai livelli pre-crisi solo nel 2025, quando saranno trascorsi 18 anni dal 2007, ultimo anno prima della recessione del 2008-2009, seguita dall’altra del triennio 2011-2014.

Crisi Italia, resto Eurozona cresce

Nel frattempo, invece, gli altri paesi dell’Eurozona saranno cresciuti del 20-25% in più dei livelli pre-crisi. Dunque, le distanze tra Italia e il resto dell’unione monetaria si starebbero ampliando in misura drammatica. Già oggi, infatti, le principali economie dell’area risultano avere recuperato quanto perso durante la crisi, mentre il nostro paese resta indietro di almeno il 7% rispetto al 2007.

Se fino a poco tempo fa si parlava di rischio di un decennio perso, adesso la prospettiva sarebbe di aver bruciato ben un ventennio, quando già nel ventennio precedente si era registrata una sostanziale battuta d’arresto per la crescita della nostra economia, tanto che, in termini reali, il nostro pil è oggi uguale a quello di fine anni Novanta, mentre i redditi delle famiglie italiane sono gli stessi di quelli di metà anni Novanta. A conti fatti, al 2025 potremmo aver perso non 10, né 20, bensì 30 anni. Un’intera generazione sarebbe nata e cresciuta senza avere mai assistito a un miglioramento delle condizioni economiche del proprio paese fino al compimento del 30-esimo anno di vita.

 

 

 

Rischio terza recessione Italia con crisi banche

E pensare che queste stime non inglobano i rischi di un nuovo tracollo della nostra economia, conseguente a un’eventuale crisi delle banche.

Deutsche Bank ha analizzato qualche giorno fa la correlazione tra cali dei titoli bancari in borsa e riduzione dei prestiti erogati nell’Eurozona, scoprendo che tra i due fenomeni vi sarebbe un gap temporale di un anno. Basterebbe una riduzione dei prestiti del 2% per portare in recessione l’economia nell’area, figuratevi cosa accadrebbe in Italia, dove le banche in borsa hanno “bruciato” più della metà del loro valore quest’anno. Una tripla recessione in appena 9 anni sarebbe un colpo mortale per la nostra economia, che si allontanerebbe ulteriormente da quella ripresa effettiva, ad oggi attesa solamente tra circa una decina di anni.