La seconda metà del 2021 dovrebbe caratterizzarsi per un rimbalzo del PIL pressappoco in tutta l’Eurozona, e non solo. La riapertura graduale delle attività segnerà l’avvio della ripresa economica dopo il duro colpo inferto dal Covid. Ma è sul concetto stesso di ripresa che dobbiamo intenderci. Alla BCE, già nel corso dei primi mesi di pandemia, avevano avvertito di non confonderla con la ripartenza. Sarà ripresa economica solamente quando gli effetti della crisi saranno stati superati del tutto. Insomma, dovremo cancellare le perdite.

Le previsioni macro per l’Italia sostengono il buon umore di quanti v’intravedano finalmente tassi di crescita del PIL in linea con il resto dell’area. Ma stiamo attenti a non prendere lucciole per lanterne. L’economia nell’Eurozona è crollata del 6,6% nel 2020 e la Commissione UE stima che cresca del 4,3% quest’anno e del 4,4% il prossimo. A fine 2022, quindi, risulterà dell’1,7% più grande dei livelli pre-Covid.

L’Italia è attesa crescere del 4,2% e del 4,4% rispettivamente, ma dopo un più pesante -8,9%. Alla fine dell’anno prossimo, dunque, resterà sotto i livelli pre-Covid di circa lo 0,9%. Non sarà ripresa economica rapida, quindi. Se già nel suo insieme l’unione monetaria avrà superato gli effetti della crisi nel corso del 2022, per l’Italia dovremmo attendere almeno il 2023.

Mettendo insieme i dati sulla crescita nel triennio 2018-2020 e le previsioni per il prossimo biennio riguardo le prime cinque economie dell’area, otteniamo quanto segue al riguardo del quinquennio 2018-2022:

  • Eurozona: +5%
  • Olanda: +6,3%
  • Spagna: +5,4%
  • Francia: +4,6%
  • Germania: +4,4%
  • Italia: +0,3%

Nel lustro considerato, l’economia italiana risulterebbe appena cresciuta e perderebbe quasi altri 5 punti di PIL rispetto alla media dell’Eurozona. Il “gap” con Francia e Germania si amplierebbe, ma da notare come la stessa Spagna farebbe persino meglio delle prime due economie, surclassando la nostra. Non ci sfugga un altro dato ancora più impressionante: l’Italia a fine 2022 resterebbe sotto i livelli del lontano 2007 di circa il 4,5%.

Nel frattempo, questi saranno stati i risultati per gli altri principali stati dell’euro:

  • Eurozona: +9,7%
  • Olanda: +15,8%
  • Spagna: +8,6%
  • Francia: +13%
  • Germania: +18%

In altre parole, stiamo utilizzando l’espressione ripresa economica a sproposito, almeno per l’Italia. Solo quando avremo recuperato le perdite di un quindicennio prima, il nostro PIL potrà considerarsi ripreso. Ai tassi di crescita pre-Covid, verosimilmente dovremmo attendere fin quasi la fine di questo decennio. Avremo perso una ventina di anni. La speranza si chiama Recovery Fund. I quasi 200 miliardi di euro a cui attingeremo e che investiremo nella modernizzazione della nostra economia dovrebbero sostenere i ritmi, a patto che i soldi siano effettivamente spesi e non solo stanziati, nonché impiegati bene. I dati di cui sopra dimostrano, qualora ancora avessimo qualche dubbio, che le distanze tra Italia e resto d’Europa si allargano di anno in anno. E ciò è diventato insostenibile sotto il profilo anche sociale e della stabilità politica.

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