La riforma pensioni torna a suscitare l’attenzione dei lavoratori. Il governo punta a trovare in fretta una soluzione che eviti dal prossimo anno il ritorno integrale alla Fornero. Tenendo conto anche delle esigenze di bilancio.

Come noto, la coperta è corta e per la previdenza non si possono spendere altri sodi. Serve quindi una riforma pensioni condivisibile con i diktat di Bruxelles e con le necessità dei lavoratori. A questo proposito si sta scandagliando l’ipotesi di estendere Opzione Donna anche agli uomini.

Opzione Donna anche per gli uomini

Estendere il meccanismo di calcolo della pensione anticipata di Opzione Donna anche agli uomini sarebbe l’ideale per gli esperti. A cominciare dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico che intravvede in questa riforma la soluzione ideale per contenere la spesa e, allo stesso tempo, concedere l’uscita anticipata.

Ovviamente, il sistema di calcolo è penalizzante e porterebbe a una riduzione dell’assegno anche del 25%. Ma si potrebbe andare in pensione a58-59 anni, come per le lavoratrici. Ovviamente si tratta di una scelta, non di un obbligo, che ciascun lavoratore può attentamente ponderare.

Finora ha funzionato bene per molte lavoratrici e ha permesso ampia flessibilità in uscita. Una riforma pensione di questo tipo che coinvolga anche gli uomini sarebbe ben accetta da molti lavoratori. Non per tutti ovviamente.

Riforma pensioni: la posizione dei sindacati

Sul punto si sono scatenati i sindacati. A cominciare da Maurizio Landini, segretario generale delle CGIL, che boccia sul nascere l’ipotesi di pensionamento anticipato a 58-59 anni col ricalcolo contributivo della pensione.

Mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile”.

Anche perché solo i lavoratori benestanti potranno permettersi di andare in pensione tanti anni prima. Cioè coloro che non vivono solo di pensione, cioè hanno altre entrate tali da compensare  la perdita dell’assegno.

Sicché, per Landini, una riforma pensioni così concepita non avrebbe molto spazio di successo. Anche se – va detto – che simili levate di scudi ci furono anche per l’introduzione di Opzione Donna nel 2004, ai tempi molto più penalizzante di adesso. Il ricalcolo contributivo dell’assegno, oggi, comporta un minore impatto sulla migrazione dei contributi dal sistema retributivo a quello contributivo.

In altre parole, oggi siamo più vicini al calcolo contributivo puro della pensione rispetto a otto anni fa. Per cui l’incidenza del taglio dell’assegno è sicuramente minore rispetto al passato. Come dimostrato dal fatto che l’importo medio delle pensioni liquidate cala ogni anno che passa.