Anno dopo anno i lavoratori per le società di food delivery sono in aumento, tanto da diventare una presenza fissa nelle strade delle grandi città. Sono i cosiddetti rider, pronti a scattare sui pedali con lo zaino in spalla ed eseguire quante più consegne possibili per aumentare il proprio livello di eccellenza (e decidere così quando effettuare le consegne). Anche il mondo dei rider non è però esente dai problemi presenti in altri lavori nel nostro Paese. Di ieri la notizia dell’indagine condotta dalla procura di Milano sullo sfruttamento dei lavoratori e sul capolarato, due termini che nel mondo del web sono spesso associati ai lavori più umili.

Il capolarato nel settore del food delivery

Un’inchiesta del Corriere della Sera ha portato alla luce le ombre del capolarato sulle strade dei rider che lavorano per le società di food delivery. Il giornalista Antonio Crispino ha raccontato come in piazza Duca d’Aosta a Milano ci sono i fattorini fantasma, tra cui figurano irregolari, clandestini e immigrati in attesa di permesso di soggiorno. Quest’ultimi attendono il ritorno dei loro connazionali, in una sorta di lista d’attesa per poter iniziare anche loro a eseguire le consegne.

La vendita di zaini e account sul web

In rete, su numerosi siti di annunci, vengono venduti gli zaini delle principali società di consegne a domicilio. Sono rider che oltre allo zaino mettono in vendita anche il loro account. E qui entra in gioco l’altro elemento di interesse, vale a dire il punteggio di eccellenza. Chi vende il proprio account di rider informa l’acquirente interessato di completare l’acquisto in fretta se non vuole partire da un punteggio di eccellenza basso, a causa del quale si è costretti a effettuare consegne agli orari più scomodi. A Milano, ad esempio, nelle fasce notturne e in condizioni climatiche avverse sono pochi i rider in circolazione, con l’unica eccezione rappresentata la maggior parte delle volte dagli irregolari.

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