Matteo Renzi torna a infiammare il web. Non sarà popolare, stando ai sondaggi che accreditano la sua Italia Viva di un miserrimo 2%, ma nel fine settimana è stato trending topic su Twitter con l’hashtag #RenziFaiSchifo. Presentando il suo libro “Contro Corrente”, ha invitato i giovani a “soffrire, rischiare, provare, correre e giocarsela”, respingendo l’idea che il reddito di cittadinanza possa essere un modello di vita per gli italiani. Ha spiegato che i nostri nonni hanno costruito l’Italia “spaccandosi la schiena” e non certo ricevendo sussidi.

Le sue parole hanno scatenato una vera rivolta in rete del diffuso popolo degli odiatori. All’indirizzo dell’ex premier sono arrivati insulti di ogni tipo e molti utenti sui social hanno pubblicato foto di Renzi su uno yacht o in compagnia di Flavio Briatore, facendo intendere che faccia una vita comoda, non certo costellata da quei sacrifici che chiede ai giovani.

Sul reddito di cittadinanza pende il referendum di Renzi

La questione è molto meno emotiva di quanto sembri. Sul reddito di cittadinanza Renzi sta raccogliendo le firme per indire un referendum abrogativo nel 2022. Poiché il tema è politicamente scottante, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sta cercando di studiare qualche correttivo da apportare al sussidio, al fine di sventare proprio il referendum, che lacererebbe i rapporti già tesi tra PD e Movimento 5 Stelle. Che il sussidio così com’è non funzioni, lo dicono i dati. Troppi soldi vanno nelle tasche di finti poveri e, soprattutto, non c’è alcuna corrispondenza tra chi percepisce il reddito di cittadinanza e abbia lavorato un congruo numero di anni in precedenza.

Renzi stesso ha definito “diseducativo” il fatto che lo stato dica ai giovani di prendersi il sussidio e magari fare un qualche lavoretto in nero per sbarcare il lunario. E sul punto ha ragione. Tralasciamo la questione se l’ex premier sia la persona più credibile o meno per parlare di sacrifici.

Comunque la si pensi, in pochissimi tra i politici di punta possono vantare carriere professionali lunghe o la famosa gavetta. Ma il problema esiste. Al sud, in particolare, percepire il sussidio pieno di 780 euro al mese equivale a segnalare ai beneficiari che non abbia alcun senso andare a lavorare (in regola), magari per appena qualcosa di più.

C’è un rischio ancora peggiore che emergerebbe con il reddito di cittadinanza: poiché l’assenza di lavoro viene supplita dall’erogazione di un sussidio, viene meno la pressione sociale sulla politica e le istituzioni, affinché affrontino i nodi irrisolti del nostro mercato del lavoro. Un patto scellerato tra governo e cittadini: non siamo in grado di creare le condizioni per favorire l’occupazione, ma in cambio vi diamo un contentino per sopravvivere. Non è così che l’economia italiana potrà ripartire dopo la pandemia.

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