La Banca Centrale Europea (BCE) ha alzato i tassi d’interesse anche lo scorso giovedì per la terza volta consecutiva, portando quelli di riferimento per l’Eurozona al 2%. Erano a zero fino al luglio scorso. Una mossa necessaria per cercare di piegare l’alta inflazione di questi mesi. L’impatto si sta notando già sul mercato del credito, in rallentamento. E cresce il peso della rata del mutuo a tasso fisso per le nuove erogazioni, così come per il tasso variabile.

L’Euribor a 3 mesi, a cui si aggancia gran parte di questa seconda tipologia, è arrivato a 1,70% dal -0,57% di inizio anno.

Le famiglie che stanno recandosi in banca a chiedere un prestito, lo sanno perfettamente. Il costo del denaro è lievitato e i direttori di banca, spesso amici o conoscenti, prospettano un futuro prossimo ancora più buio. Noi abbiamo cercato di capire a quanto ammonti l’aggravio a carico degli acquirenti di un immobile in termini di rata del mutuo a tasso fisso.

Dobbiamo fare una premessa. Quando i tassi di mercato salgono o scendono, le banche non si adeguano all’istante. Per cui può benissimo accadere che le condizioni offerte su prestiti e mutui non variino per qualche mese. Tuttavia, la tendenza di fondo prima o poi emergerà e i ritocchi arriveranno. Cosa è accaduto ai mutui italiani, supponendo per ipotesi che le banche abbiano mutato immediatamente le condizioni per adeguarle ai tassi d’interesse?

Variazioni rata del mutuo 2022

Sappiamo che la durata media di un mutuo in Italia è di 25 anni per l’importo di 140.000 euro. E sappiamo anche che, sempre in media, gli spread applicati dalle banche alla rata del mutuo siano intorno all’1%. Lo spread è il margine caricato sui tassi di mercato. Più è alto e più chiaramente il costo del prestito sale. All’inizio dell’anno, il tasso Eurirs a 25 anni si attestava allo 0,50%.

A fine ottobre era salito al 2,68%. Mettendo insieme questi dati, otteniamo quanto segue: la rata del mutuo a tasso fisso sarebbe passata dai circa 560 euro di inizio gennaio ai 715 euro di oggi per le nuove erogazioni.

Praticamente, chi avesse acceso un mutuo in questi ultimi giorni si ritroverebbe a pagare 155 euro in più al mese, qualcosa come +1.855 euro all’anno. In poche parole, uno stipendio mensile (neppure basso) sarebbe stato assorbito dai rincari. In termini percentuali, questi sarebbero di quasi il 28%. Considerata l’inflazione acquisita dell’8% per i primi dieci mesi dell’anno, la rata del mutuo risulterebbe rincarata di tre volte e mezza o del +20%.

Poiché i redditi delle famiglie stanno rimanendo sostanzialmente inalterati, salvo qualche categoria che sta beneficiando del rinnovo contrattuale (sempre molto al di sotto dell’inflazione corrente), la rata del mutuo sta pesando certamente molto di più sui bilanci familiari. Su un reddito familiare di 1.500 euro, ad esempio, la sua incidenza sarebbe così salita dal 37% al 48%. Su un reddito di 2.000 euro, dal 28% a più del 35%. Peggio sta andando a chi paga una rata del mutuo a tasso variabile. Stando ai dati di cui sopra e con spread medio di 1,60%, l’importo mensile sarebbe schizzato da 530 a oltre 685 euro: +156 euro, pari a circa +1.880 euro all’anno (+30%).

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