Il 9 dicembre, il governo Conte ha superato indenne il voto sia alla Camera che al Senato per approvare la riforma del MES. Non ha ottenuto la maggioranza assoluta in nessuno dei due rami del Parlamento, a causa del voto contrario di alcuni deputati e senatori del Movimento 5 Stelle, per cui si è parlato apertamente di perdita della maggioranza “politica”. Ad ogni modo, la vera minaccia alla sopravvivenza dell’esecutivo non arriva e non arriverà mai dai “grillini”, la cui quasi scomparsa dal panorama parlamentare sarebbe certo nel caso di elezioni anticipate.

A creare serie preoccupazioni a Palazzo Chigi è Matteo Renzi, che ha attaccato duramente il premier in Aula per la sua gestione solitaria della crisi e, in particolare, del “Recovery Fund”. Alla stampa spagnola, ha ribadito che senza un passo indietro sulla cabina di regia a presidio dei fondi europei, Italia Viva toglierà la fiducia al governo.

Le minacce di Renzi non sono nuove. Sin dalla nascita del Conte-bis, voluta proprio dall’ex premier fiorentino, gli attacchi all’indirizzo del premier e dei suoi ministri pentastellati non si contano. Stavolta, però, sta accadendo qualcosa di insolito, allorquando dalle opposizioni non ci si stia più limitando a invocare sterilmente elezioni anticipate, spauracchio capace di unificare tutte le forze della maggioranza, terrorizzate dalle urne. Per la prima volta dal famoso e infausto discorso del Papeete, il leader leghista Matteo Salvini ha aperto all’ipotesi di un ribaltone per mandare a casa Giuseppe Conte, ma formando al suo posto una maggioranza di centro-destra più fuoriusciti grillini. Ovviamente, i confini si allargherebbero ai renziani, ma l’ex ministro dell’Interno non lo afferma esplicitamente per non irritare la propria base.

Il discorso che sta prendendo piede sarebbe così serio e possibilmente in stato avanzato, che la leader di Fratelli d’Italia ha chiarito che di fare un governo con le forze politiche che sostengono l’attuale esecutivo non se ne parla e ha chiesto all’alleato leghista chiarezza sui suoi progetti per il futuro.

La stessa Forza Italia, disponibilissima a collaborare con l’attuale governo nell’interesse dell’Italia senza farvi parte, scruta con preoccupazione e attenzione quanto stia accadendo.

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I numeri in Parlamento

Partiamo dai numeri. Sarebbe mai possibile il ribaltone immaginato da Salvini? Per governare, servono 316 seggi alla Camera e 161 al Senato, salvo che uno o più deputati e senatori si astengano o non si presentino alle votazioni. In quel caso, il quorum si abbasserebbe. Il solo centro-destra, composto da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, oggi conterebbe su 254 deputati e 136 senatori. Se a questi si aggiungessero rispettivamente i 30 e i 18 renziani, il conto salirebbe a 284 e 154 seggi, ancora una volta insufficienti per governare. Ma ci sono i 50 deputati e i 29 senatori del Gruppo Misto, una variegata galassia di sigle e singoli esponenti non appartenenti ad alcun gruppo, tra cui le Autonomie linguistiche. Includendoli tutti, si arriverebbe a 334 deputati e 183 senatori, più che sufficienti per il ribaltone.

Attenzione, però, perché nel Misto siedono anche parlamentari che mai sosterrebbero un governo con il centro-destra, tra cui quelli di Leu, il gruppetto più di sinistra del Parlamento italiano. Ad ogni modo, in teoria i numeri per mandare a casa Conte e formare una maggioranza alternativa ci sarebbero, sempre che Italia Viva si accordasse con il centro-destra e che questi fosse unito nel portare avanti una simile ipotesi. Giorgia Meloni, con il vento in poppa secondo tutti i sondaggi proprio grazie alla trasparenza delle sue posizioni, se la sentirebbe di “sporcarsi” le mani governando con i renziani?

Come abbiamo già spiegato, il possibile asse tra i due Matteo avrebbe una triplice finalità: consentire a Salvini di tornare al governo e a Renzi di evitare le elezioni anticipate con una maggioranza che gli vada più a genio; inoltre, entrambi metterebbero le mani sui fondi europei, senza doverli barattare con i grillini e sottraendoli agli appetiti del PD, partito inviso tanto al leghista quanto all’ex premier.

Infine, il Quirinale. Quando si eleggerà il prossimo presidente della Repubblica, fregherebbero grillini e PD, mandandoci un proprio uomo, ovvero una personalità estranea alla sinistra. Probabile, però, che Salvini parli di impossibilità di tornare alle urne “con gli ospedali pieni” solo anche per dare coraggio ai dissidenti grillini, facendoli uscire allo scoperto contro Conte e indurli a mettere il governo sotto in Aula senza preoccuparsi di andare a casa. Tutto può essere, ma il logorio della maggioranza è andato troppo in là per non portare a una qualche rottura. Il solo rimpasto a gennaio basterà ad arginare la crisi?

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