Comunque la chiamiamo, la vendita o svendita di MPS a Unicredit ci sarà. E per il semplice motivo che non esistono alternative praticabili. Andrea Orcel ha il coltello dalla parte del manico e sa che è lo stato ad avere bisogno del suo soccorso, non viceversa. Ci saranno ulteriori perdite da iscrivere al bilancio pubblico, ma non dovranno essere considerate ineluttabili. Esse sono figlie certamente della pesante eredità della gestione privata dal 2007 in poi; tuttavia, lo stato c’entra, eccome.

Banca MPS è stata nazionalizzata nel 2017, cioè ben quattro anni fa.

In questo periodo, i suoi fondamentali non sono migliorati, ad eccezione dei crediti deteriorati, i quali sono stati abbattuti scaricandoli su un’altra società controllata dal Tesoro. E anche in questo caso, le potenziali perdite saranno a carico dei contribuenti italiani.

Quasi per una coincidenza del destino, anche Alitalia è stata commissariata dallo stato nella primavera del 2017. E il dossier è più scottante che mai in queste settimane. La compagnia aerea aveva ridotto le perdite prima del Covid, ma non era stata capace di darsi un piano di rilancio credibile e neppure in questo caso ha ricevuto offerte significative di società disposte a comprarla.

Crisi MPS e Alitalia e il ruolo dello stato

MPS e Alitalia sono vittime della mala gestione dello stato, pur solo relativamente agli ultimi anni per la prima. Chi vaneggia di un ritorno allo stato-imprenditore dei mitici anni Ottanta, quando ancora il grosso dell’industria e del sistema bancario domestici erano in mani pubbliche, dovrebbe guardare in faccia alla realtà. ITA sta per nascere sotto i peggiori auspici possibili. Eredita flotta, rotte e personale ridimensionati, non si è dotata di alcun piano industriale credibile e, anzi, sta azzerando i voli intercontinentali, unico mercato in cui potrebbe teoricamente competere e prosperare.

Se c’è un soggetto ad avere perso la faccia in entrambe le vicende, questo è lo stato.

Ha gettato fior di miliardi nell’una e nell’altra impresa, raccogliendo come unico risultato la totale assenza di appeal degli asset gestiti per anni. Il Tesoro non sarà capace in alcun modo di fare la voce grossa con Unicredit, né di ipotizzare un qualche potere negoziale dignitoso per quando ITA dovrà cercare alleanze internazionali per sopravvivere. Dobbiamo solo sperare che questi dossier si chiudano in qualche modo una volta per tutte. Ma di ITA-Alitalia c’è tutta la sensazione che ne sentiremo parlare ancora a lungo.

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