Ieri, il rublo è rimbalzato fino a rivedere quota 100 contro il dollaro per la prima volta dall’invasione russa dell’Ucraina e guadagnando fino a circa il 3,5%. Anzi, a fine seduta per un dollari servivano “solo” 97 rubli contro i 106 del giorno prima, segnando un rafforzamento dell’8,5%. Mentre scriviamo, il cambio si attesta a 96,50. La risalita è avvenuta contestualmente a due notizie: la riapertura della Borsa di Mosca per 33 titoli azionari e cambiamenti in vista per le forniture di gas ai paesi “non amici”.

Per questi ultimi, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin, i pagamenti avverranno in rubli. Gazprom ha ricevuto ordine di procedere con la revisione dei contratti in tal senso, fermo restando le altre condizioni pattuite con i clienti, mentre la Banca di Russia avrà tempo una settimana per organizzare il cambio di sistema.

Il rublo quotava intorno a 80 contro il dollaro nelle sedute immediatamente precedenti all’inizio della guerra, crollando fino a un minimo di 143 subito dopo l’invasione. Ieri, scendeva sotto quota 100, perdendo pur sempre oltre il 25% quest’anno, ma recuperando decisamente dai livelli infimi toccati a febbraio.

Gas russo in rubli, la mossa di Putin

Il rafforzamento di ieri è dovuto essenzialmente al previsto aumento della domanda di rubli che si avrebbe con la conversione dei pagamenti di gas in valuta locale. Considerando che la Russia vende ogni anno all’Europa più di 155 miliardi di metri cubi di gas, ai prezzi correnti la domanda di rubli equivarrebbe ad almeno 180 miliardi di euro, qualcosa come circa il 12% del PIL. Sarebbe una svolta per il rublo, sebbene il pieno successo dell’operazione non sia affatto scontato. L’Europa è intenzionata ad allentare il più possibile la sua dipendenza energetica da Mosca, con il commissario al Mercato interno, Thierry Breton, ad ammettere che servirà puntare maggiormente su carbone e nucleare allo scopo. Ulteriori sanzioni, poi, dovrebbero essere comminate da USA ed Europa e colpirebbero stavolta persino il comparto energetico, forse ad esclusione solamente del gas.

Certo è che non sarebbe possibile azzerare d’un colpo le importazioni di gas dalla Russia. Pertanto, se i pagamenti saranno imposti in rubli, l’aumento della domanda per la valuta emergente ci sarà. Ciò consentirebbe all’economia russa di mitigare gli effetti delle sanzioni, riducendo l’impatto del crollo del cambio sull’inflazione, che quest’anno salirebbe fino a oltre il 20%. Anche i rendimenti sovrani sono scesi dopo il riavvio del trading dei bond di lunedì scorso, con il decennale sotto il 13,90% da quasi il 20% dei massimi. Peraltro, la Russia ha pagato sinora tutte le cedole in dollari in scadenza, allontanando lo spettro del default. Anche queste notizie hanno contribuito a sostenere il rublo nelle ultime sedute.

[email protected]