Alla fine, la proroga per il Superbonus 110 è arrivata, ma non per tutti. Per i condomini e gli Iacp i lavori potranno essere realizzati entro il 2023 e successivamente è previsto un décalage, mentre per le case unifamiliari la proroga è estesa al 2022 e solamente per i proprietari con ISEE fino a 25.000 euro. Alla base di questa limitazione, la volontà del legislatore di contenere la spesa per l’incentivo alle ristrutturazioni edilizie, rivelatosi potente proprio grazie al Superbonus 110.

Non fosse stato per i partiti della maggioranza, il governo Draghi avrebbe mandato in soffitta questa misura già da subito.

Ha dovuto prendere atto che sia popolare e, soprattutto, che funzioni nel sostenere la ripresa dell’economia italiana. Dicevamo, però, che i proprietari di case unifamiliari con reddito ai fini ISEE sopra 25.000 euro non potranno più farvi ricorso. Una limitazione, che rischia numerose contestazioni davanti al TAR e con non poche chance di spuntarla.

Proroga Superbonus 110, i casi di non senso

Per capire il fondamento delle critiche, basti pensare a Mario Rossi, un ragazzo single di 30 anni, che di lavoro fa l’informatico e guadagna 2.000 euro lordi al mese o giù di lì. Supera a stento il reddito limite ISEE e non può ristrutturare la casa lasciatagli dai genitori. Invece, il suo capo guadagna 200.000 euro l’anno, vive in un condominio a quattro passi da lui e si avvale del Superbonus 110 per ristrutturare l’edificio gratuitamente. E’ equo che il primo debba arrangiarsi da solo e il secondo riceva il sostegno dello stato? Siamo dinnanzi a un caso lampante di misura potenzialmente regressiva.

Qual è la ratio della legge, quindi? La praticabilità. Nei condomini, non possono essere imposti limiti di reddito, altrimenti basterebbe che anche un solo condominio li superasse per privare tutti gli altri del beneficio. Tant’è che il legislatore ha dovuto riconoscere il Superbonus anche ai proprietari di abitazioni multiple nei condomini per non incorrere nella paralisi.

Ed ecco che si è escogitata la soluzione apparentemente più comoda: restringere la platea dei beneficiari, a discapito dei proprietari di case unifamiliari sopra un certo reddito.

La limitazione si presta anche a possibili abusi. Anche solo volendo scartare l’ipotesi dei proprietari che presentino sotto-dichiarazioni al Fisco, basti pensare alle numerose famiglie che intestano ai figli una (di fatto) seconda casa al solo fine di risparmiare sull’IMU o di non perdere eventuali benefici fiscali/assistenziali. Con la conseguenza che potrebbero anche ristrutturare gratis l’abitazione, facendo marameo al dirimpettaio che solo per un euro superi il limite ISEE.

[email protected]