Scatta da domani il tetto dell’Unione Europea al prezzo del petrolio russo. L’accordo provvisorio trovato tra i ventisette capi di stato e di governo fissa a 60 dollari al barile il prezzo massimo a cui le compagnie europee potranno acquistare greggio da Mosca. La Polonia non è rimasta soddisfatta e minaccia il voto contrario. Su posizioni fortemente anti-russe, il governo di Varsavia continua a chiedere la fissazione di un prezzo più basso. In effetti, a fronte di quotazioni internazionali del Brent tra 85 e 90 dollari, la Russia vende il suo greggio a forte sconto sui mercati dopo le sanzioni dell’Occidente comminate a seguito dell’invasione dell’Ucraina.

Secondo Bloomberg, nella settimana che si è conclusa gli scambi sul Mar Baltico sarebbero avvenuti a una media di 45,30 dollari.

Per andare incontro alle richieste dei polacchi, l’Unione Europea aggiornerà il tetto ogni due mesi, così da imporre un prezzo massimo inferiore al 5% delle quotazioni di mercato. In altre parole, il tetto dovrà far male alla Russia, altrimenti rischia di rivelarsi una presa in giro per l’opinione pubblica europea. D’altra parte, il G7 aveva fissato a 65-70 dollari la soglia di riferimento, temendo che abbassandola troppo la Russia trovi più conveniente esportare in Asia, lasciando il Vecchio Continente a corto di energia.

Petrolio russo, scatta anche l’embargo sui servizi

Sempre da domani, il petrolio russo non potrà essere esportato via mare verso l’Europa, a meno che il prezzo di vendita risulti non superiore al tetto imposto. Solo in questo caso sarà ancora possibile usufruire dei servizi occidentali di trasporto marittimo e di assicurazione per il carico. In questo senso, Bruxelles ha cercato di placare i timori di paesi come Grecia, Cipro e Malta, che dispongono di una flotta navale avanzata e attorno alla quale si muove una buona fetta delle rispettive economie.

I consumatori europei, tuttavia, non dovrebbero toccare con mano sensibili benefici dalla misura. L’Unione Europea sta riducendo progressivamente gli acquisti di petrolio russo. A settembre, incideva per il 35% delle esportazioni totali di Mosca contro il 50% di prima della guerra. E, come accennato sopra, già la Russia vende a prezzi inferiori al tetto massimo imposto dall’accordo tra i ventisette. Anche da domani, per Mosca continuerà ad essere più conveniente vendere agli europei che non ai cinesi e agli indiani. Questi starebbero beneficiando di sconti corposi per rimpiazzare l’Europa come mercato di sbocco.

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