Tocca 1,65 euro al litro il prezzo della benzina, ai massimi da quasi tre anni. Un costo extra per le tasche degli automobilisti e in un periodo certamente non facile per i redditi. Ma la buona notizia sarebbe che (forse) il peggio sia passato. E’ probabile, infatti, che il prezzo del petrolio abbia raggiunto il picco. Stamane, la quotazione del Brent si attestava in calo sotto i 73 dollari al barile. Aveva superato i 76 dollari nelle scorse sedute.

Il dietrofront è arrivato con l’accordo trovato tra i membri dell’OPEC Plus, cioè il cartello degli stati esportatori di greggio guidato dall’Arabia Saudita e una decina di alleati esterni, tra cui la Russia.

Dopo settimane di screzi tra Riad e Dubai, da agosto la produzione salirà di 400.000 barili al giorno. E così fino al prossimo dicembre. Di fatto, a fine anno avremo un’offerta di 2 milioni di barili al giorno in più.

Ma il prezzo del petrolio starebbe indietreggiando anche sulla scorta di altre notizie. La prima riguarda l’Iran, pronto ad esportare ufficialmente il primo carico di greggio su nave attraverso lo Stretto di Hormuz da quando l’ex presidente americano Donald Trump stracciò l’accordo nucleare del 2015. Era nell’aria, ma adesso abbiamo la conferma che Teheran stia tornando ad offrire la materia prima sui mercati internazionali senza che l’America protesti. La maggiore offerta contribuirà a tenere il prezzo del petrolio a bada.

E c’è la variante Delta. I contagi tornano ad esplodere un po’ ovunque sui principali mercati avanzati. Alcuni governi hanno reintrodotto parte delle restrizioni allentate solamente poche settimane prima. Parliamo principalmente della Spagna, così come l’Olanda e la Grecia. Il coprifuoco rientra in scena presso alcune delle principali località turistiche, tra cui Barcellona. Questo pesa sulle prospettive di crescita dell’economia globale. E il prezzo del petrolio è intrinsecamente legato alla capacità del PIL mondiale di rimbalzare dopo il tracollo accusato a causa della pandemia.

Di nullo impatto, invece, la notizia che il nuovo governo di sinistra della Groenlandia abbia sospeso il rilascio di nuove licenze per esplorare i suoi ghiacci alla ricerca di nuovo greggio. Il pianeta perderebbe una produzione extra di 17,5 miliardi di barili, ma in questa fase storica non abbiamo di certo alcuna penuria di offerta. Anzi, i principali stati esportatori lottano tra loro per conservare o espandere le rispettive quote di mercato. Se tutto andasse bene, a breve fare benzina ci costerebbe qualche centesimo in meno al litro tra qualche mese. Perlomeno, smetteremmo di pagare ancora di più.

[email protected]